Qual è la storia dello sci? La risposta non è affatto semplice. Non si hanno infatti notizie sicure sulle origini di tale attività; quello che è certo che lo sci fa parte della storia dei popoli nordici da tempo immemorabile. Con ogni probabilità gli sci sono uno dei mezzi di locomozione più antichi; una significativa testimonianza in tal senso è rappresentata da un’incisione rupestre rinvenuta nell’isola norvegese di Rodoy; in questa incisione è chiaramente visibile una figura dalle sembianze umane che indossa degli sci. In Siberia, Scandinavia e Lapponia sono stati poi fatti dei ritrovamenti fossili che testimoniano come gli sci esistessero sin dai tempi più antichi. La storia dello sci per gli italiani comincia molto più tardi; sembra che il nostro primo connazionale a indossare gli sci sia stato un prelato ravennate, Francesco Negri (1623-1698), che si recò in Lapponia durante la seconda metà del XVII secolo. Il prelato, nella sua opera letteraria intitolata Viaggio settentrionale e pubblicata qualche anno dopo la sua morte descrive così gli sci: “Due tavolette sottili, che non eccedono in larghezza il piede, lunghe otto o nove palme, con la punta alquanto rilevata per non intaccar la neve“. Non si hanno altre notizie relative agli sci fino al 1886, anno in cui Edoardo Martinori (1854-1935), numismatico e ingegnere romano, di ritorno da un viaggio in terra lappone riportò un paio di sci che rappresentarono una vera e propria curiosità per la gente dell’epoca.
Fu un’opera letteraria di uno scienziato ed esploratore norvegese, Fridtjof Nansen, pubblicata nel 1890, a far scoprire la notevole utilità rivestita dagli sci nello spostarsi nei luoghi innevati; l’opera di Nansen, che descriveva un suo viaggio di circa 500 km con gli sci effettuato in Groenlandia, contribuì in modo determinante alla diffusione di questo utile mezzo di locomozione. L’attrezzatura utilizzata da Nansen per il compimento della sua notevole impresa sciistica è conservato a Oslo nel Museo dello Sci.

Atleta impegnato in una competizione di discesa libera
Gli sci sono rimasti assi di legno fino alla prima metà del 1800; da allora in poi si sono succedute numerosissime innovazioni tecniche che durano tuttora. È grazie a queste innovazioni che lo sci è diventato uno sport vero e proprio.
La prima competizione ufficiale sembra risalire al 1860; fu organizzata a Oslo per iniziativa dell’allora re norvegese che mise in palio la coppa Holmenkollen.
Risale sempre alla fine del 1800 l’uso dei bastoncini che contribuirono alla nascita del cosiddetto passo alternato che è stata l’unica tecnica utilizzata nello sci di fondo fino alla nascita del passo pattinato, sperimentato da un finlandese, Pauli Siitonen. La tecnica del passo pattinato fu utilizzata in ambito sportivo alle olimpiadi invernali del 1976 tenutesi in Austria; fu lo statunitense Bill Kock ad adottarla; Kock salì quell’anno sul secondo gradino del podio.
Le prime escursioni sciistiche italiane risalgono alla fine del 1800; il merito è da attribuirsi a un ingegnere svizzero, Adolf Kind, che nel 1897, durante una vacanza in Piemonte presso alcuni amici, mostrò alcune sue evoluzioni sugli sci. Sono gli amici di Kind i primi pionieri sciistici italiani ed è a loro che si deve la nascita dei primi club sciistici italiani. Una menzione particolare va al primo di questi club: lo Sci Club Ponte Nossa, nato a Bergamo nell’ottobre del 1901; due mesi più tardi nacque lo Ski Club Torino e nel 1902 furono formati i primi reparti di sciatori che furono inseriti nei reggimenti degli alpini. Tali reparti contribuirono in modo determinante alla diffusione dello sci di fondo. Nel 1908 nacque la Federazione Italiana Sport Invernali (FISI); attualmente la FISI gestisce la stragrande maggioranza delle discipline sciistiche.
Ulteriori informazioni di carattere storico sullo sci sono reperibili nel nostro articolo Lo sci alpino che tratta tra l’altro anche della pericolosità di questo sport.