Il qwan ki do è un’arte marziale nata dalla contaminazione di diversi stili di kung fu cinese con alcune forme di combattimento vietnamita. Il qwan ki do è stato codificato negli anni ’80 del XX sec. dal maestro di arti marziali vietnamita Pham Xuan Tong, che era stato a sua volta fortemente influenzato nel suo stile di combattimento dal suo maestro Chau Quan Ky, di origini cinesi. Il qwan ki do di fatto è uno stile di kung fu (è a volte definito come “kung fu vietnamita”) molto vicino all’idea che popolarmente si ha di questa arte marziale ed è caratterizzato dall’esecuzione di tecniche dinamiche e coreografiche. Il qwan ki do prevede sia l’esecuzione di tecniche a mani nude, che lo studio del combattimento con armi tradizionali, oltre ad attività collaterali come l’apprendimento della “danza del leone”, un elemento della cultura cinese. Di particolare rilievo è il fatto che, nella sua diffusione mondiale, il qwan ki do ha trovato terreno particolarmente fertile in Italia grazie a Roberto Vismara, un allievo diretto del maestro Tong.

Qwan ki do: esempio di postura
Qwan ki do – Abbigliamento
Nel qwan ki do si utilizza un’uniforme molto simile al keikogi delle arti marziali giapponesi, ma con la specifica che il colore omologato è il nero. Tale divisa prende nello specifico il nome di vo phuc e presenta anche lo stemma di un drago sul petto, in prossimità del cuore. Spesso l’uniforme presenta anche lo stemma della palestra di riferimento, generalmente su una delle due spalle, ed è stretta in vita da un’ampia cintura colorata, in relazione al grado del praticante.
Qwan ki do – Allenamento
L’allenamento nel qwan ki do prevede molteplici attività. Il praticante inizia il suo apprendimento con lo studio di tecniche a mani nude tradizionali. In una fase successiva l’allievo può approcciare il kung fu basato sull’esecuzione di forme che richiamano gli animali. Queste forme sono state rese abbastanza celebri e sono sicuramente molto pittoresche. I cinque animali contemplati da queste esecuzioni sono la gru, la mantide religiosa, la scimmia, il serpente e la tigre.
Oltre allo studio delle tecniche fondamentali e delle forme basate sugli animali, il qwan ki do prevede anche il combattimento libero nel quale provare qualsiasi tecnica si voglia studiare. Tale pratica prende il nome di vo dao e si avvicina ad altre forme di combattimento vietnamite (vedasi articolo sul viet vo dao). Il combattimento deve sempre essere controllato e somiglia maggiormente allo sparring, infatti raramente si impiegano protezioni particolari oltre a guanti da combattimento leggeri e paratibie. Il combattimento libero è anche impiegato nell’ambito delle competizioni, che spesso si svolgono a squadre. I vari componenti si fronteggiano su singoli incontri e vince la squadra che complessivamente prevale sugli avversari nel maggior numero di incontri.
Il qwan ki do prevede inoltre lo studio di singole applicazioni tecniche come forma di auto-difesa.
Considerando gli aspetti legati al combattimento armato, il qwan ki do consente al praticante, a mano a mano che progredisce nell’apprendimento della disciplina, di sviluppare lo studio di un certo curriculum di armi. Lo studio del combattimento armato prende il nome di co vo dao. Fra le armi oggetto di studio del qwan ki do vi sono:
- bastone lungo (bong)
- bastoni snodati (long gian)
- sciabola di legno (moc guom)
- scimitarra (ma dao)
- coltelli a farfalla (song diep dao)
Ma anche lance, alabarde, ventagli, catene ecc.
Anche per il combattimento armato esiste la possibilità di effettuare competizioni che riguardano sia gli aspetti tecnici (ovvero le forme), che il combattimento vero e proprio, impiegando apposite protezioni di sicurezza.
Oltre a questi aspetti più marziali, nel qwan ki do sono contemplate anche altre attività collaterali legate a pratiche vicine al tai chi (tam the) e al rituale della danza del leone (o del liocorno), nota come vu lan. Il tam the prevede l’esecuzione di movimenti lenti, connessi con concetti tipici della tradizione cinese, ovvero il qi-qong. Il vu lan consiste invece in una coreografia eseguita da due praticanti molto coordinati vestiti con appositi costumi e una grossa maschera che hanno l’obiettivo di simulare, insieme, il corpo di un leone. Tale pratica, di origine cinese, è considerata di buon auspicio ed è praticata nel qwan ki do in occasione di stage o dimostrazioni sportive, in virtù della sua spettacolarità.

Nel qwan ki do è previsto anche l’uso di determinate armi, fra cui i bastoni
Gradi
Il qwan ki do di fatto ha adottato lo stesso sistema di gradi delle arti marziali giapponesi, ma con alcune differenze nei colori e nei nomi. Il sistema di gradi iniziale è piuttosto complesso e prevede cinture bianche, viola o azzurre con delle bande di altri colori, chiamate cap. Dopo la cintura azzurra quarto cap si può acquisire la cintura nera ed entrare nel sistema dei dang. Dal primo al quarto dang la cintura nera ha i bordi rossi, il quinto dorati e dal sesto dang all’ottavo la cintura è a bande bianche e rosse con un bordo dorato.
Commento
Il qwan ki do è un’arte marziale ascrivibile al kung fu, del quale ha preservato alcuni aspetti coreografici e estetici. La disciplina si struttura generalmente in un sistema dove si ricerca grande condivisione fra i praticanti, che sono coinvolti in numerose attività che possano contribuire a sviluppare il senso di unità e di amicizia. Per esempio, negli stage spesso alcuni allievi partecipano alla dimostrazione suonando tamburi che accompagno le diverse esibizioni, imbastendo uno spettacolo complessivamente dinamico e curioso. Le competizioni di combattimento sono preferibilmente svolte a squadre, anche per incentivare lo spirito di collaborazione e di unità. La diversità delle attività e delle armi impiegate nel qwan ki do può certamente contribuire a far sì che ogni praticante trovi la possibilità di esprimere e coltivare lo stile che sente più vicino alle sue corde, qualora gradisca questo tipo di orientamento alle arti marziali. Il qwan ki do è adatto sia ai bambini che agli adulti, di ambo i sessi.