Il parkour è una disciplina sportiva che ha avuto origine in terra francese negli anni ’80 del secolo scorso; consiste nel compiere un determinato percorso, che può essere urbano o naturale, senza utilizzare nessun tipo di attrezzatura; scopo della disciplina è compiere il percorso stabilito (da un punto A ad un punto B) nel modo più efficiente e il più velocemente possibile. I praticanti il parkour sono detti traceurs (tracciatori) e traceuses (tracciatrici). Durante un parkour possono essere compiuti diversi tipi di movimento come, per esempio, la corsa, l’arrampicata, il movimento quadrupede, il salto, il volteggio, lo scivolo ecc., in sostanza qualsiasi cosa si adatti al contesto del percorso che si sta effettuando. Alcuni definiscono il parkour come “arte dello spostamento”. Gli ostacoli che i praticanti possono trovarsi di fronte durante un percorso sono di vario tipo; in un ambiente urbano, per esempio, ci si può imbattere in muri, scalinate, scale, ringhiere, salite di vario tipo, pareti ecc. Sono permessi tutti i tipi di movimento, ma, come accennato, non ci si può aiutare con alcun tipo di attrezzo (come per esempio bastoni, pattini, skateboard ecc.).
Ai suoi esordi la disciplina era praticata soltanto all’esterno, in ambienti cittadini e no, ma adesso, in seguito all’aumenta popolarità, esistono anche palestre dedicate a questa forma di attività motoria. Chi propugna la pratica del parkour lo considera come una disciplina completa in grado di migliorare la propria efficienza fisica grazie all’incremento di forza, agilità, velocità, resistenza e coordinazione. Una disciplina molto simile al parkour è il free running (tant’è che alcuni li considerano la stessa cosa).
Nota – Il parkour è talvolta indicato con l’abbreviazione PK.

Il parkour rientra fra le discipline sportive riconosciute dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano
Parkour – Origine del termine
Il termine parkour è stato coniato da un ginnasta e stuntman francese, David Belle, che ha ideato tale disciplina insieme a suo padre, Raymond, un militare; il termine deriva dall’espressione “parcours du combattant” che significa “percorso del combattente”; la disciplina, infatti, è ispirata ai metodi di allenamento di un insegnante francese, Georges Hébert, specializzato in educazione fisica e che era stato ufficiale della Marina francese; durante uno dei suoi molti viaggi all’estero, Hébert era rimasto affascinato dalla notevole abilità motorie degli indigeni africani e al suo ritorno in Francia iniziò a codificare una metodica di allenamento fisico che fosse ispirata a tali abilità. Raymond Bell fu addestrato da Hébert durante il servizio militare.
Inizialmente il parkour era praticato solo in alcune zone di Parigi, ma con il passare degli anni ha conosciuto una notevole espansione e, attualmente, è considerato in alcuni Paesi come un vero e proprio sport; la sua crescente popolarità è dovuta a diversi film e documentari.
Parkour in Italia
Come modalità di allenamento fisico, il parkour è arrivato in Italia nel 2005; nel 2017 è stata poi riconosciuta dal CONI come disciplina sportiva (per inciso, insieme al beach hockey). Con il passare del tempo, sono nate nel nostro Paese varie associazioni dilettantistiche, per lo più affiliate alla UISP (Unione Italiana Sport per Tutti).
La FGI (Federazione Ginnastica d’Italia) ha inserito il parkour nel progetto Salute e Fitness come attività di fitness tecnico e ha creato un protocollo tecnico che unisce le caratteristiche non codificate della disciplina con l’esperienza e le tecniche della Federazione.

Gli ostacoli che il traceur può trovarsi di fronte durante il percorso stabilito sono di vario tipo (muri, muretti, scalinate, ringhiere ecc.)
Movimenti e posizioni principali
Il parkour è una disciplina piuttosto libera, ma ci sono movimenti e posizioni di base considerati tipici da chi pratica questa attività sportiva. I principali sono i seguenti:
- cat leap – posizione preceduta generalmente da un salto, nella quale ci si aggrappa al bordo di un muro con entrambe le mani e con almeno un piede sulla sua superficie (cat leap significa salto del gatto);
- cat leap to cat leap – movimento da parete a parete;
- climb up – tecnica utilizzata per superare efficacemente un ostacolo; si parte da una posizione di cat leap (climb up significa salire);
- dyno – termine mutuato dal climbing (arrampicata); è un movimento che, partendo dalla posizione di cat leap, si fa proiettando le mani in alto allo scopo di aggrapparsi a una presa e salire; nell’arrampicata, è una mossa dinamica (da qui il termine) utilizzata per afferrare una presa che, altrimenti, risulterebbe fuori dalla portata dell’atleta;
- pop up – movimento simile al climb up, ma effettuato su ostacoli bassi e in velocità;
- seat lap – movimento che si effettua per spostarsi da una parete a un tetto.
Nel parkour sono molto importanti anche i cosiddetti volteggi (vault); i più noti sono i seguenti:
- kong vault – consiste nell’appoggiare le mani su un ostacolo facendo passare le gambe in mezzo;
- step vault – movimento che si esegue per superare un ostacolo appoggiando un braccio e la gamba opposta a quest’ultimo (per esempio, braccio sx e gamba dx) facendo passare la gamba interna nel mezzo;
- lazy vault – un tipo di volteggio in cui la mano che si trova più vicino all’ostacolo è appoggiata su quest’ultimo allo scopo di spingere il corpo il più in alto possibile per fare in modo che le gambe lo superino; una volta che le gambe hanno oltrepassato l’ostacolo, l’atleta si appoggia all’ostacolo con l’altra mano per spingersi via;
- speed vault – volteggio effettuato in corsa; si fa un salto portandosi in posizione orizzontale parallelamente all’ostacolo da superare, poi, in prossimità di esso, si appoggia una mano per aiutarsi a ritornare in posizione verticale.
Il parkour è uno sport pericoloso?
Se praticato in apposite palestre, dietro la supervisione di un responsabile e dove si utilizzano adeguate misure di protezione, probabilmente non troppo; le cose cambiano decisamente quando l’attività è praticata in altri tipi di contesto, che siano urbani oppure no; arrampicarsi sui muri, saltare da una parete a un tetto o da un tetto all’altro, scivolare da lunghe ringhiere, saltare fontane, fare capriole per le strade cittadine, scavalcare ostacoli di vario tipo, magari in palazzi abbandonati ecc. espone al rischio di incidenti anche molto gravi; non sono infatti mancate notizie di cronaca, anche in Italia, relative a incidenti gravissimi occorsi ad alcuni praticanti. Basta visionare velocemente uno dei tantissimi video che si trovano in Rete; sono sicuramente spettacolari (tant’è che anche il cinema ha dedicato alcuni film alla disciplina), ma i movimenti e le tecniche utilizzate ricordano più degli stuntmen che degli sportivi. In altri termini il parkour rientra fra i cosiddetti sport irreversibili.
Per allenare in modo completo il proprio corpo esistono metodi sicuramente molto meno pericolosi e altrettanto efficaci come, tanto per fare alcuni semplici esempi, il duathlon, il triathlon o l’indoor rowing.