L’immersione in apnea è un’attività nota soprattutto in relazione allo sport. Le sue origini però sono molto antiche e sicuramente non avevano niente a che vedere con la pratica sportiva (basti pensare ai raccoglitori di spugne dei mari della Grecia o ai raccoglitori di perle dell’Oceano Indiano o del Golfo Arabico, per i quali l’immersione in apnea ha rappresentato per secoli un mestiere). Il termine apnea (dal greco apnoia, mancanza di respiro) indica un’interruzione o una mancanza del movimento respiratorio. L’apnea può essere una condizione fisiologica (è il caso della vita fetale, il feto infatti non respira autonomamente, bensì indirettamente attraverso la placenta) o patologica (si pensi, per esempio, all’apnea notturna) quando, per svariate cause, viene inibito il funzionamento dell’apparato respiratorio. L’apnea può anche essere una condizione volontaria che, di norma, difficilmente potrebbe protrarsi per più di un minuto, un minuto e mezzo; attraverso l’allenamento e determinate tecniche questi tempi possono essere aumentati. Un esempio a tutti noto di apnea volontaria è proprio quello relativo alle immersioni subacquee senza respiratore; è proprio riferendosi a questa attività sportiva che di norma si parla di immersione in apnea.
Immersione in apnea: uno sport interessante
Vi sarete chiesti come mai dedichiamo una pagina all’apnea. A nostro avviso l’apnea completa la corsa per un motivo a me caro. Troppe persone scrivono nel sito adducendo tante motivazioni (a volte veri e propri alibi) per cui non possono correre, non possono andare in bici ecc. Una grande percentuale di questi casi è rappresentata da persone che non ci provano neppure e vogliono solo conforto per la loro “sfortunata” situazione. Ebbene, l’immersione in apnea può essere un valido strumento per tutti coloro che desiderano aumentare la loro forza di volontà anevrotica; non ci sono problemi di ginocchia che scricchiolano (corsa) o di schiena che fa male (ciclismo), basta provarci! Poiché la forza mentale è sicuramente importante per la nostra qualità della vita, l’apnea rappresenta una valida alternativa per chi veramente non può, o comunque non vuole, dedicarsi a sport più tradizionali.
Infatti l’immersione in apnea è un bellissimo sport che può regalare incredibili sensazioni. Ovviamente non è una disciplina da prendere sottogamba e dovrebbe essere praticata solamente dopo aver acquisito una certa esperienza.

Il primo uomo che scese oltre i 100 m in assetto variabile fu l’italiano Enzo Maiorca (1988, 101 m)
Un po’ di notizie
A livello agonistico l’immersione in apnea viene suddivisa in tre categorie:
- apnea statica
- apnea dinamica (con e senza attrezzatura)
- apnea profonda
Quest’ultima categoria presenta un’ulteriore suddivisione:
- apnea in assetto costante (con e senza attrezzatura)
- apnea in assetto variabile regolamentato
- apnea in assetto variabile assoluto.
L’AIDA (Association Internationale pour le Développement de l’Apnée) riconosce 8 discipline per quanto riguarda le competizioni:
- Assetto costante senza pinne (Costant Weight Without Fins, CNF)
- Assetto costante con le pinne (Costant Weight, CWT)
- Dinamica senza pinne (Dynamic Without Fins, DNF)
- Dinamica con le pinne (Dynamic With Fins, DYN)
- Apnea statica (Static Apnea, STA)
- Apnea libera (Free Immersion, FIM)
- Assetto variabile (Variable Weight, VWT)
- Assetto variabile assoluto (No Limit, NLT).
L’assetto costante senza pinne viene considerata la disciplina più difficile in quanto la discesa e la conseguente risalita devono essere effettuate con il solo ausilio della propria forza muscolare; non è permesso infatti alcun tipo di equipaggiamento e non è consentito nemmeno sfruttare il cavo. È quindi una disciplina che può essere praticata solamente da apneisti esperti dotati di ottime doti acquatiche e tecniche.
Nell’assetto costante con le pinne, l’apneista può avvalersi dell’ausilio delle pinne o della monopinna; non è consentito, durante la risalita, entrare in contatto con il cavo.
Nella dinamica senza pinne, l’apneista, posizionato orizzontalmente e senza alcun ausilio tranne il movimento delle braccia, deve coprire la massima distanza possibile. Per essere riconosciute ufficialmente, le prestazioni in questa disciplina devono essere effettuate in piscine della lunghezza minima di 25 metri.
Nella dinamica con le pinne l’apneista, posizionato orizzontalmente e con il solo ausilio delle pinne o della monopinna, deve coprire la massima distanza possibile. Non è consentito alcun movimento delle braccia. Per essere riconosciute ufficialmente, le prestazioni in questa disciplina devono essere effettuate in piscine della lunghezza minima di 25 metri.
Nell’apnea statica, lo scopo dell’apneista, che deve immergere l’apparato respiratorio nell’acqua, è quello di trattenere il respiro il più a lungo possibile. Le prestazioni possono svolgersi o in piscina o in acque libere. Fra tutte le discipline riconosciute, l’apnea statica è l’unica che tiene conto del tempo di immersione.
L’immersione libera viene effettuata senza alcun tipo di attrezzatura. L’atleta scende e risale utilizzando il cavo. Agli atleti è consentito effettuare la discesa sia a testa in giù sia a testa in su.
Nell’assetto variabile la discesa viene effettuata con l’ausilio di una zavorra (che può pesare al massimo 30 kg); la zavorra viene poi lasciata sul fondo; la risalita può essere effettuata sia con l’aiuto del cavo sia senza.
L’assetto variabile assoluto è la disciplina più pericolosa. L’apneista effettua la discesa con l’ausilio di una zavorra (non vi sono limiti di peso); la risalita viene effettuata generalmente con l’ausilio di un apposito pallone. L’assetto variabile assoluto è la disciplina che consente il raggiungimento delle maggiori profondità.
Apnea e altri sport
Palestra e apnea: si può ottenere una grande forza attraverso i pesi e una capacità aerobica attraverso l’apnea? Grande forza” implica necessariamente una notevole limitazione della parte aerobica, anche se è locuzione vaga. Diciamo che con una capacità aerobica al 70% del massimo fisiologico si arriva al 70% della forza massima, ma più si tende ad andare verso il 100%, l’altra componente diminuisce. Ecco, la regola del 140 (come somma delle due percentuali) può essere valida.
Corsa e apnea: la pratica dell’apnea può essere utile per la corsa (grazie al miglioramento dei parametri polmonari)? Purtroppo la risposta è negativa, poiché la capacità polmonare è un limitatore relativo della prestazione nella corsa, cioè basta superare una data soglia (posseduta anche da moltissimi sedentari) e non vi è alcun ulteriore miglioramento prestativo dovuto a un ulteriore aumento di essa. Si consulti l’articolo sui limitatori.