L’arte dello stare a ruota nelle dinamiche del ciclismo in gruppo va oltre il semplice uso della fila singola che rimane una tecnica efficace, ma limitata, e si è evoluta nel corso degli anni nella doppia fila” o “treno”, più complessa da creare ed eseguire, ma più efficace in termini di risparmio energetico e velocità media. Questa tecnica viene utilizzata in condizioni di aria ferma, vento esattamente contrario, vento a favore e leggero vento laterale contrario. Sono necessari almeno 5 ciclisti per formare un “treno”. Il ciclista 1 tira la fila principale, (vedi immagine sotto) per un tempo (10′-30”) e una potenza che non permetta accumulo eccessivo di lattato (Intorno alla Z5 ma con punte in Z6, salvo quando il treno è fatto in prossimità del traguardo). I ciclisti 2 e 3, a ruota stretta recuperano. Quando 1 si sposta verso sinistra, 2 comincia a tirare in testa, portandosi dietro 3 e 5 che si è andato a mettere in coda.
La funzione dei ciclisti nella fila secondaria, che scorre a velocità minore rispetto alla principale, oltre che permettere un parziale recupero dei suoi componenti (4 e 5), è quella di “proteggere 2 e 3 dalle eventuali turbolenze dell’aria, incrementando l’effetto di portanza dell’intero gruppetto.
Il susseguirsi dei cambi nella doppia fila dovrebbe essere rapido e costante, sincronizzato in modo da permettere a tutti i suoi componenti di dare un forte contributo in termini di velocità espressa ma con tempi di recupero più ampi.
Il ruolo protettivo della fila secondaria diventa ancora più determinante in caso di vento laterale sfavorevole (in questo caso proveniente dal quadrante Nord – Ovest).
Strategie della doppia fila
L’uso della fila doppia richiede un ottimo accordo tra tutti i componenti e solitamente viene adottato dai membri di un solo team durante gare a cronometro/squadre.
Nelle corse di altro tipo, questa strategia viene messa in atto dalla squadra del favorito o del leader della classifica generale per mantenere altissimo il ritmo dell’intero “plotone”, in modo da scoraggiare eventuali attacchi da parte di altri contendenti o lo svilupparsi di fughe. Due o più squadre interessate a mantenere compatto il plotone possono accordarsi per dividersi il compito. Famosi sono i treni delle squadre in cui è presente un forte velocista, capaci di sviluppare velocità oltre 60 km /h per lanciare la volata finale del pretendente alla vittoria.
In questo caso i vari componenti tirano, nel tratto finale, al limite delle loro possibilità, spingendo potenze in Z6 e Z7 fino ad esaurimento, andando poi ad accodarsi a protezione e per le posizioni di rincalzo sul traguardo.
L’ordine con cui si susseguono al comando è progressivo, dal più “lento” al più veloce, con il penultimo uomo, di solito un altro velocista, che “lancia” il capitano per lo sprint.
Il vento forte laterale
Una circostanza abbastanza frequente in corsa è la presenza nei tratti aperti di pianura del vento laterale. In questo caso l’uso del treno non permette di ottimizzare l’andatura del gruppo che tenderà a disporsi diagonalmente sulla sede stradale, formando i cosiddetti “ventagli”.
La combinazione della velocità del ciclista e della velocità del vento può essere analizzata come una somma di forze vettoriali.
Somma vettoriale applicata al ciclismo
La direzione di marcia del ciclista crea una resistenza dell’aria di direzione opposta, proporzionale alla sua velocità.
Obliquamente la velocità del vento applica la sua forza sul ciclista.
Attraverso la “regola del parallelogramma”, costruito utilizzando i due vettori, otteniamo un terzo vettore con direzione simile alle direzioni dei due vettori da sommare e modulo, ovvero grandezza, equivalente alla lunghezza della diagonale di tale parallelogramma*
Tale vettore somma esprime quindi direzione e velocità dell’aria che si oppone all’avanzare del gruppo di corridori
Intuitivamente i ciclisti si posizionano lungo il vettore somma per proteggersi vicendevolmente.
Ventaglio semplice
Il ventaglio semplice rappresenta la forma più semplice e deriva dalla variazione della fila singola.
Il n. 1 procedendo in testa, protegge il n. 2 n. 3 e n. 4.
Il n. 5 che ha appena terminato il suo turno a tirare, rallenta e si lascia sorpassare, sfilando lungo una diagonale parallela a quella formata da n. 1, n. 2, n. 3 e n. 4, proteggendoli ulteriormente dalle raffiche.
Appena arrivato in fondo alla fila si posizionerà postero lateralmente al n. 4 per essere a sua volta protetto.
Ventaglio doppio
Il ventaglio doppio deriva dalla doppia fila o “treno” e ne conserva le modalità esecutive.
L’andatura con vento obliquo da sinistra è mantenuta alta dal ciclista n. 1 e in misura minore dal ciclista n. 5. I ciclisti maggiormente protetti sono i numeri 2, 3, 4.
Il ciclista n. 1, dopo aver lavorato per tenere l’andatura a velocità sostenuta, si sposta, andando ad occupare la posizione del n. 5 e viene rimpiazzato dal n. 2 che mantiene alta l’andatura dopo aver recuperato in posizione protetta.
I cambi continuano seguendo l’andamento antiorario indicato dalle linee rosse.
Tattica dei ventagli
La corretta esecuzione dei ventagli è abbastanza semplice tra compagni di squadra (es. cronometro a squadre) ma diventa complessa nel momento in cui siano presenti componenti di squadre diverse, talvolta non accomunate dalla stessa intenzione di velocizzare la marcia e che agiscono rompendo la regolarità dei cambi o sfruttando l’azione della squadra con il maggior numero di componenti, senza contribuire a “tirare”.
Inoltre, la dimensione del ventaglio è condizionata dalla larghezza della sede stradale e dalla eventuale possibilità di poterla sfruttare interamente.
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Tatticamente il ventaglio può quindi essere costruito da una o più squadre in modo tale da escludere un particolare avversario (n. 2) che si trova “scoperto” e quindi è costretto a faticare di più contro la forza del vento. In questo caso i cambi sono molto serrati e i componenti evitano di farvi entrare il “comune avversario” che al massimo può accodarsi in fondo, posteriormente all’ultimo componente. Così facendo non avrà la protezione laterale e consumerà più energie.
A questo punto è possibile che si formi più di un ventaglio tramite accordi tra squadre o tra componenti diversi di due o più piccoli gruppi. Le due formazioni createsi procedono autonomamente, a cambi più o meno regolari, fino a che la direzione e l’intensità del vento muteranno per cause naturali o per deviazioni del percorso di gara.
Queste dinamiche di corsa sono molto comuni nell’ambito del ciclismo professionistico e tra i dilettanti di alto livello e sono nella maggioranza dei casi coordinate dai direttori sportivi sulle ammiraglie. La possibilità di applicarle implica la chiusura totale delle strade: un’eventualità che raramente si riscontra nelle gare amatoriali come le granfondo. Possono fare eccezione le gare brevi su circuito in cui il gruppo parte e arriva abbastanza compatto e che spesso, per comodità logistica si corrono su strade ed in momenti in cui lo scarso traffico consente la chiusura totale del percorso di gara.
Bibliografia di riferimento:
- D. Fiorin, F. Vedana, “Tecnica e tattica ciclistica” ed. Elika, 1998
- Modesti G. “Il ruolo del vento nel ciclismo: analisi tecnica e tattica”, Tesi di laurea Sc. Motorie. Univ. Insubria, 2014.
GIOVANNI, CARLO LAZZARI
CHINESIOLOGO PROFESSIONISTA – PREPARATORE ATLETICO
ISTRUTTORE FITRI – FIDAL
* Per calcolare il modulo, ovvero la lunghezza della diagonale del parallelogramma, è necessario conoscere i moduli dei due vettori di partenza e l’angolo che si forma tra di essi, applicando il teorema di Carnot o “del coseno”. Esso afferma che in ogni triangolo il quadrato di un lato è uguale alla somma dei quadrati degli altri due lati meno il doppio prodotto degli stessi lati per il coseno dell’angolo fra essi compreso.