Pedalare: un semplice “atto complesso”
Il ciclismo agonistico, sia professionistico che amatoriale, prevede uno sforzo fisico complesso con componenti diverse. A seconda del tipo di competizione (gara a tappe, corsa in linea di un giorno, gara su circuito, cronometro, granfondo) l’impegno fisico richiesto può essere decisamente differente. In considerazione di questo si è creata una specializzazione abbastanza netta in base alle caratteristiche peculiari dell’atleta che potrà essere un passista, uno scalatore, un cronoman, un uomo da corse a tappe o da classiche di un giorno. Atleti polivalenti (Coppi, Indurain, Armstrong, Nibali, Contador, Froome) sono rari e rappresentano la massima espressione del ciclista. Le componenti dello sforzo ciclistico possono essere sintetizzate in:
ESPRESSIONI DI FORZA: ovvero modalità e intensità di applicazione della forza sul pedale, in cui la componente neuromuscolare è prevalente.
INTENSITÀ METABOLICHE: ovvero il carico che i sistemi biologici di produzione dell’energia devono sopportare per produrre un determinato tipo di lavoro.
In questo articolo verranno trattate sinteticamente le modalità di allenamento ciclistico della forza e verrà spiegata la codifica delle sigle.
Le sigle non rispettano il linguaggio tecnico accademico, ma appartengono al linguaggio tecnico del settore da lungo periodo.
Espressioni di forza nel ciclismo
La forza è la capacità motoria di opporsi o vincere una resistenza grazie alla contrazione muscolare.
Le espressioni di forza si distinguono in base all’intensità esercitata sul pedale e alla frequenza di rotazione.
In sintesi
Le varie specialità del ciclismo necessitano di percentuali variabili di queste espressioni di forza con prevalenza di un tipo o dell’altro. Una corretta metodologia di allenamento prevede lo sviluppo delle varie forme, coerentemente con gli obiettivi dell’atleta e con le sue caratteristiche individuali (carenze o punti di forza).
Nota bene: nel gesto tecnico della pedalata l’applicazione della forza è inversamente proporzionale alla frequenza di pedalata (cadenza): a parità di rapporto usato (es. 53-18), la forza applicata è più alta se la cadenza è più bassa.
La diretta conseguenza di ciò è, per esempio, l’utilizzo di rapporti agili in salita per mantenere una frequenza alta e diminuire la necessità di forza.
Applicazioni sotto il 35% della forza massima non sono considerate allenanti.
Tre metodi per lo sviluppo della forza (SFR-PFR-RFR)
SFR – Salite Forza Resistenza
Consistono nel pedalare in salita (4-5%) con duro rapporto a frequenze di 40-50 RPM (rotazioni per minuto) per frazioni di tempo crescenti da 1′ a 5′ e recupero di pari lunghezza a rapporto agile. L’esecuzione corretta è da seduti, senza trazionare sul manubrio ed esercitando il gesto della pedalata rotonda.
Variazioni moderne del metodo originario prevedono anche la posizione in piedi.
La vasocostrizione locale che si determina provoca un aumento locale della concentrazione di acido lattico (Takaishi et al., 2002). Accumulo e successiva rimozione del lattato sono, in ultima analisi, il fattore allenante di questo metodo risalente alla metà degli anni ’80 e inventato da Aldo Sassi (sono state utilizzate in occasione del record dell’ora di Francesco Moser a Città del Messico). La frequenza cardiaca rimane decisamente sotto la soglia anaerobica e questo rende l’esercizio ben tollerabile mentalmente, inseribile nelle fasi pre-agonistica e agonistica, fino a due volte alla settimana
PFR– Pianura Forza Resistenza
Consiste nel pedalare seduti in pianura o su falsopiano in lieve salita (2-3%) con duro rapporto a frequenze di 50-60 RPM per frazioni di tempo variabili da 2′ a 5′ e recupero di pari lunghezza a rapporto agile.
Esse sono una variazione delle SFR, con lo stesso scopo, ma con un aumento del coinvolgimento metabolico, dato dall’aumento della frequenza di pedalata che determina un maggior innalzamento della frequenza cardiaca che rimane comunque sotto la soglia anaerobica. È un lavoro inseribile nelle fasi di preparazione generale, pre-agonistica e agonistica, fino a due volte alla settimana.
RFR– Regressioni di forza
Questo metodo è un ponte tra le esercitazioni di forza pura e le esercitazioni metaboliche.
Dopo un buon riscaldamento iniziale si affronta da seduti una salita regolare e leggera (3-4%) con bassa cadenza (40 RPM) come in SFR. A intervalli prefissati (da 1′ a 2′) si scala di un dente col cambio posteriore, rendendo la pedalata più agile, ma mantenendo la stessa potenza (se si utilizza il potenziometro) o la stessa velocità (in modo più approssimativo). A ogni step, fino a raggiungere 100 RPM e oltre, la forza applicata la pedale sarà minore, ma aumenterà il coinvolgimento cardiorespiratorio fino al raggiungimento del valore di soglia anaerobica.
Una variante è la regressione di forza alternata (RFR/alt) in cui a ogni step si passa, senza recupero, da 45 RPM a 90 RPM, mantenendo potenza o velocità invariate.
Lavoro tipico delle fasi pre-agonistica ed agonistica, ben tollerato e recuperabile, solitamente inserito non più di una volta alla settimana.
Bibliografia
Tacchino: “Obiettivi, tipologie e mezzi di allenamento nel ciclismo agonistico” seconda edizione Calzetti e Mariucci, Nov. 2015.
GIOVANNI LAZZARI
CHINESIOLOGO PROFESSIONISTA – PREPARATORE ATLETICO
ISTRUTTORE FITRI – FIDAL