L’argomento bambini e nuoto è estremamente interessante; per moltissimo tempo, infatti, il nuoto è stato considerato dai pediatri lo sport più adatto ai bambini (per diversi medici dell’infanzia è ancora così); questo perché, a differenza di altre discipline, come il calcio e il tennis, il nuoto è sempre stato visto come lo sport completo per eccellenza. In realtà, questo è un luogo comune che deve essere sfatato; che il nuoto sia uno sport interessante e divertente (del resto, se uno sport non è interessante e divertente perché praticarlo quando vi sono moltissime discipline fra cui scegliere?) e che in molti casi risulti anche salutare non lo mette dubbio nessuno, ma non può essere considerato lo sport per eccellenza. Se si osserva attentamente un nuotatore si nota che si tratta di un soggetto che mostra un notevole sviluppo nella parte superiore del corpo (tronco e braccia), sviluppo che invece non risulta particolarmente eclatante nella parte inferiore (le gambe); checché se ne dica, nel nuoto, la muscolatura delle gambe, che essenzialmente hanno una funzione di “timone”, lavora relativamente poco rispetto alle altre parti summenzionate (le eccezioni sono rappresentate dalle discipline natatorie come i 50 metri e il nuoto pinnato, ma non scordiamoci che il nostro interesse in questo momento è incentrato sui bambini). Peraltro non mancano i casi di bambini per il quali il nuoto è una disciplina da sconsigliare. Vogliamo precisare che non abbiamo assolutamente nulla contro il nuoto, ma è comunque corretto riportare questa disciplina su un piano più oggettivo quando la si confronta con altre attività ludico-sportive altrettanto valide per lo sviluppo psicomotorio dei più piccoli.
Molti addetti ai lavori, più oggettivamente di altri, consigliano sì il nuoto ai bambini, ma in abbinamento ad altre discipline in modo da massimizzare, sempre dando per scontato il divertimento, i benefici muscolari, cardiocircolatori e respiratori.
Per molti genitori, scegliere il nuoto come sport per i propri figli può essere la scelta più facile (e spesso anche più comoda), ma non è detto che sia quella ottimale dal punto di vista fisico; generalmente, nella stragrande maggioranza dei casi, fatte salve le sempre presenti eccezioni, i bambini vengono portati in piscina due-tre volte alla settimana; qui svolgono un’ora di attività; il nuoto però è una disciplina che “lavora” in galleggiamento e l’impegno fisico è inferiore rispetto a quello di altre attività; di fatto si “lavora” per due terzi del tempo (40 minuti ogni ora); sarebbe quindi consigliabile, se ai bambini piace nuotare (saper nuotare è comunque una buona cosa), integrarla con altre discipline sportive “a terra”. Molti specialisti, addirittura, vedono il nuoto come il primo step di approccio all’attività fisica (è una disciplina che, giocando sul galleggiamento, permette di calibrare bene i propri sforzi fisici; di fatto, fa lavorare l’apparato cardiocircolatorio con carichi mai troppi alti), per poi passare alla bicicletta e poi alla corsa; delle tre quest’ultima è da considerarsi la disciplina più impegnativa.

Il nuoto può rappresentare un ottimo primo step di approccio dei bambini all’attività fisica
Benefici del nuoto – Quando iniziare
Il nuoto è un tipo di sport che può recare diversi benefici; tra l’altro si può iniziare a praticarlo fin da quando si è molto piccoli; molti addetti ai lavori ritengono che l’età migliore per iniziare l’attività formativa sia quella compresa tra i quattro e i sei anni; per l’inizio dell’attività agonistica l’intervallo di età è compreso tra i sei e gli otto anni; superato il limite degli otto anni, agonisticamente parlando, potrebbe essere troppo tardi, anche se la variabilità individuale è notevole.
Il nuoto è uno sport che interessa la muscolatura nella sua globalità, ma, come abbiamo già evidenziato nella prima parte dell’articolo, è soprattutto la parte superiore del corpo a essere sollecitata (i muscoli maggiormente interessati sono trapezi e deltoidi, relativamente i pettorali); il nuoto, praticato con una certa costanza, è in grado di accrescere varie caratteristiche, la resistenza, la forza, la coordinazione, la velocità di reazione e le capacità dell’apparato cardiorespiratorio. È indicato sia per i maschi che per le femmine; queste ultime, nel caso di pratica agonistica ad alti livelli, potrebbero sviluppare spalle un po’ “mascoline”; per il sesso femminile una variante attualmente molto di moda è il nuoto sincronizzato, una disciplina molto particolare.
Dal punto di vista mentale, il nuoto è uno sport che richiede una certa tolleranza alla ripetitività e può fortificare lo spirito di sacrificio e la forza di volontà.
Nuoto e scoliosi
Per anni e anni i bambini affetti da scoliosi (una patologia irreversibile a carico della colonna vertebrale) sono stati iscritti ai corsi di nuoto perché si riteneva che tale disciplina fosse l’unica possibilità di migliorare la situazione della colonna; purtroppo non è così, e il mito del nuoto come panacea per la scoliosi è stato tristemente sfatato da molto tempo; il problema maggiore è però che il nuoto non solo nulla può nei confronti della scoliosi, ma addirittura, se praticato intensamente, sembra peggiorarla; esso, infatti, rende la colonna vertebrale più mobile e, di conseguenza, maggiormente sottoposta a “deformazione”. Peraltro, come se non bastasse, nelle scoliosi associate a deformazioni toraciche di una certa importanza, il nuoto potrebbe risultare particolarmente dannoso a motivo delle respirazioni forzate e della pressione che l’acqua esercita sul cilindro toracico. Sorprendentemente, discipline sportive rientranti nella categoria dei cosiddetti “sport asimmetrici” (tipici esempi sono il tennis e la scherma) non sembrano creare particolari problemi a chi soffre di scoliosi; un aiuto potrebbe invece arrivare da sport di carico di cui la corsa è un valido esempio. In linea generale, comunque, chi soffre di scoliosi non deve praticare discipline a livello agonistico, bensì soltanto come integrazione della necessaria ginnastica correttiva.

Bambino affetto da scoliosi
Nuoto e bambini: consigli di carattere generale
Prima di portare il bambino in piscina per la prima volta è opportuno che venga prima visitato dal suo pediatra o da uno specialista ortopedico; il nuoto può essere controindicato nei bambini affetti da ginocchio valgo o piede piatto (sulla scoliosi ci siamo già espressi nel paragrafo precedente) nonché in quelli con problemi alla bocca o al naso o con patologie croniche di tipo otorinolaringoiatrico.
Bisogna fare anche attenzione, dopo aver portato i bambini in piscina, che non si presentino fenomeni allergici associati a congiuntivite; in tal caso è opportuno verificare i dosaggi di cloro utilizzati in piscina.
Fra gli inconvenienti che si possono verificare nella pratica del nuoto vi sono le infezioni tipiche degli ambienti affollati e umidi (patologie fungine, respiratorie ecc.); è quindi sempre opportuno prendere tutte le precauzioni possibili (asciugarsi bene, calzare le ciabatte, non sedersi su panche comuni, indossare l’accappatoio nei passaggi fra un ambiente eccessivamente caldo e umido a un altro molto più freddo ecc.). Non è necessario, come alcuni suggeriscono, ricorrere ad antifungini a livello preventivo; li si utilizzino soltanto nel caso il problema insorga.