Il principio di efficienza non è solo uno dei capisaldi per smontare gli alibi del sedentario che rinuncia all’attività sportiva, ma deve ritenersi un’importante conquista salutistica. Partiamo dalla classica obiezione “non posso correre a causa di X”. Appare a tutti ovvio che se X è una patologia cardiaca il soggetto non può definirsi sano, mentre per i più ciò non è altrettanto ovvio se X è una patologia ortopedica, spesso lieve. Un mal di schiena altalenante, un menisco che ogni tanto duole, una caviglia un po’ malandata ecc. sono tutti alibi per il delitto perfetto: non fare sport; questo è stato asserito finora dalla medicina tradizionale, soprattutto se il medico era un incallito sedentario. Oggi, invece, con la crescita numerica di coloro che praticano un’attività sportiva, ci sono dati sufficienti per smontare questi alibi. Se si parte dallo studio della distanza critica, si scopre che, dopo il dovuto periodo di allenamento, praticamente
(1) ogni persona sana può correre per 10 km 3 volte alla settimana.
Solo una percentuale molto piccola della popolazione non vi riesce.
La (1) esprime il principio di efficienza, secondo il quale chi non riesce a soddisfarla non è un soggetto sano. Questa affermazione può essere contestata da chi ritiene che una patologia ortopedica invalidante (o anche il semplice sovrappeso) se è penalizzante nella corsa, non lo è nella vita di tutti i giorni.
Per smentire la contestazione basta frequentare una residenza per anziani. Di solito un 50% dei ricoverati ha una senescenza mentale, mentre un altro 50%, ancora lucidissimo, ha grossi problemi nell’autosufficienza del movimento. Parlando con i rappresentanti di questo sottoinsieme si scopre che i primi sintomi della patologia si sono avuti attorno ai 40-45 anni e che si sono aggravati decisamente dopo i 65.
In altri termini, una persona che ortopedicamente non può correre deve aspettarsi che il suo problema peggiori drasticamente con l’età.
Poiché la lunghezza della vita aumenta, non è saggio non fare nulla per un problema ortopedico che “penalizza solo nello sport”. Una buona parte di queste patologie può essere risolta o comunque migliorata a tal punto che la corsa ritorna a essere praticabile.
In fondo, non è che un test di efficienza!