In questo articolo parleremo della diagnosi di infortunio. Per capire eventuali errori, riflettete sui punti che andremo a sviscerare. Innanzitutto: non c’è cura senza diagnosi. È inutile procedere per tentativi: è necessario prima formulare una diagnosi. Se la diagnosi è sbagliata, le cure non faranno effetto o addirittura peggioreranno la situazione. Esempio classico è quello della lesione muscolare. Occorre capire se trattasi di semplice contrattura muscolare o di qualcosa di più grave. Se è una contrattura, il massaggio può aiutare, se è qualcosa di più grave è addirittura controindicato. Stessa cosa per l’applicazione del caldo o del freddo, dell’uso degli antinfiammatori ecc.: se non sapete cosa avete, non agite a caso! Altro punto importantissimo: la diagnosi si fa sommariamente dai sintomi. In altri termini, non bastano i sintomi per fare la diagnosi. Se per alcune patologie il sintomo è illuminante (per esempio nella tendinite dell’achilleo), per altre no. È il caso del ginocchio: un dolore in una certa parte del ginocchio può essere collegato a diverse patologie e non è sufficiente per una diagnosi seria. In genere la situazione è sempre questa. Da un primo esame sintomatologico si ha un ventaglio di possibilità (la diagnosi differenziale si occupa proprio di diversificare patologie che possono essere compatibili con un esame sommario del paziente) che vengono via via escluse fino ad arrivare alla diagnosi esatta.
Gli esami non fanno la diagnosi, ma la confermano – Questo per dire che radiografia, ecografia, risonanza, TAC, elettromiografia ecc. sono utili strumenti, ma da soli possono non bastare per la diagnosi, soprattutto nei casi più difficili. Addirittura, in molti casi non rivelano assolutamente nulla:
- se si tratta di atleti evoluti, si è in presenza di una sindrome invisibile da carico.
- Se si tratta di principianti, spesso la causa è la mancanza di recupero: il principiante per bruciare le tappe si allena troppo spesso e le strutture interessate gli fanno sapere con il dolore che non ha ancora il recupero necessario per gestire un simile carico allenante. In genere basta allungare i tempi fra le sedute (riducendoli poi di nuovo, ma con gradualità!) e il problema scompare.
In entrambi i casi il riposo resta l’unica terapia da attuare.
Anche se esiste la possibilità che gli esami siano negativi (troppo medici consigliano l’esame non corretto, partendo sempre dalla vecchia radiografia) e quindi non diano un grande contenuto informativo, è sbagliato pretendere una diagnosi senza aver eseguito gli esami del caso (ne L’infortunio nella corsa questi esami sono descritti in base all’utilità sportiva). Diffidate di terapeuti che saltano la fase degli esami. Anche ammesso che la diagnosi senza esame sia esatta, l’esame appropriato permette di giudicare esattamente la gravità della patologia.
I sintomi non danno la gravità della patologia – Il dolore è collegato con la sollecitazione di strutture nervose, per cui può essere scorrelato dalla reale gravità del problema.
Per fare una diagnosi occorre una visita accurata – Ecco perché non è possibile fare diagnosi a distanza, al più si possono dare consigli come quelli raccolti in questo articolo.
Gli altri aiuti alla diagnosi – Sono tutte quelle condizioni che consentono di definire la patologia. Possono essere:
- esercizi medici particolari (come certe manovre per rivelare le lesioni meniscali o dei legamenti del ginocchio)
- esercizi ginnici particolari (dolori facendo stretching, saltelli ecc.)
- sport alternativi (per esempio si ha dolore correndo, ma non marciando o andando in bicicletta).
Più informazioni si riescono a definire, più la diagnosi può essere precisa.
La scelta del terapeuta
Si dovrebbe aver compreso che per una diagnosi esatta occorre un bravo terapeuta. Affidarsi a chi ha una visione molto parziale dei problemi (cioè a chi è troppo specializzato nell’uso di una soluzione) spesso porta a diagnosi gravemente influenzate dalle sue conoscenze e quindi sbagliate.
Mediamente (ripeto, mediamente) un medico sportivo o meglio un ortopedico sportivo sono una scelta migliore di un fisioterapista perché hanno una maggiore visuale e maneggiano più strumenti diagnostici e curativi. Ciò non toglie che un fisioterapista possa essere più bravo di un medico con scarsa esperienza. L’importante è che si eviti il delirio di onnipotenza, tipico del terapeuta che vuole a tutti i costi guarire il paziente con le uniche armi che conosce…
Per ulteriori dettagli sulla scelta del terapeuta, rimandiamo agli articoli La scelta del fisioterapista e La scelta del medico sportivo.