Asma e sport sono incompatibili? La risposta è no e, vista la sua importanza, il tema merita sicuramente di essere approfondito. Per quanto riguarda gli aspetti generali della patologia rimandiamo al nostro articolo Asma nel quale l’argomento è trattato in dettaglio. In passato, era opinione diffusa che i soggetti sofferenti di asma dovessero evitare di praticare un’attività sportiva, tant’è che non mancavano i casi di bambini e adolescenti ai quali il pediatra o il medico di base consigliavano l’esonero dalle lezioni di educazione fisica presso gli ambienti scolastici. Fortunatamente, con il passare del tempo, anche per merito delle nuove conoscenze in materia, questa posizione eccessivamente restrittiva è man mano venuta meno, anche se, ancora oggi, sfortunatamente, non mancano casi di genitori iperprotettivi che, spaventati dalle eventuali conseguenze dell’asma indotto da esercizio fisico (EIA, Exercise Induced Asthma), impediscono ai propri figli la pratica di un’attività sportiva. Un atteggiamento eccessivamente protettivo (talvolta assecondato anche dai medici che, probabilmente non contrastano questa tendenza nel timore di eventuali ripercussioni medico-legali, un’eventualità che non è poi così remota…) rischia però di dar vita a un circolo vizioso sedentarietà-riduzione dell’efficienza fisica-sedentarietà che, alla lunga, può avere deleterie conseguenze sui ragazzi non solo in termini di salute fisica (sovrappeso o addirittura obesità), ma anche in termini di sviluppo psico-sociale (la non partecipazione ad attività ludico-sportive può essere causa di un progressivo allontanamento del ragazzo dai suoi coetanei).
Detto questo, che l’esercizio fisico rappresenti uno stimolo asmogeno non è materia di discussione; la domanda che però bisogna porsi è se sia preferibile una scelta di tipo preventivo (leggasi: l’asmatico non deve praticare attività sportive) oppure se non sia più opportuno, agendo con le cautele del caso, promuovere l’attività sportiva anche per gli asmatici permettendo loro di beneficiare degli innegabili vantaggi derivanti da una pratica sportiva costante e duratura. Attualmente, la stragrande maggioranza degli autori propende per la seconda possibilità.
Asma e sport: l’EIB
EIB è un acronimo anglosassone che sta per Exercise-Induced Bronchospasm ovvero broncospasmo (o bronco-ostruzione) da esercizio fisico; molti autori considerano l’EIB (che si presenta nella stragrande maggioranza dei soggetti asmatici) una forma particolare di asma tant’è che spesso molti parlano di asma da sforzo, ma altri sono più propensi a considerarla piuttosto come una forma di iper-reattività bronchiale che, di fatto, è il substrato della patologia asmatica (vedasi per i dettagli il paragrafo Asma e sport possono coesistere).
La comparsa di bronco-ostruzione da esercizio fisico è influenzata da diversi fattori (condizioni di salute del soggetto, tipologia dell’esercizio svolto, durata e intensità dell’attività fisica, condizioni ambientali ecc.); in linea generale, appare ragionevole affermare che gli sport che inducono più facilmente iperventilazione e che richiedono sforzi duraturi di una certa intensità sono quelli che, più facilmente di altri, possono essere in grado di provocare EIB.
Viene quindi spontaneo, a questo punto, chiedersi quale sia il grado di asmogenicità dei vari sport; un aiuto per rispondere a questa domanda ci viene da una tabella (peraltro, per amor del vero, non da tutti condivisa) stilata nel 1993 dall’allora Gruppo di Studio Broncopneumologia (oggi Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili) che riporta le varie discipline in ordine crescente di asmogenicità; eccole: nuoto, pallanuoto, canottaggio, sci di fondo, pallavolo, arti marziali, danza libera, marcia, baseball, calcio a 5, basket, tennis, atletica leggera (corsa veloce, salti), calcio, ciclismo, corsa libera (mezzofondo, fondo).
Asma e attività sportiva possono coesistere
Asma e sport possono coesistere: questa affermazione è comunemente accettata. Peraltro, che asma e sport siano compatibili è provato anche dai numerosi casi di atleti di élite che, pur soffrendo della patologia in questione, hanno ottenuto traguardi di assoluto prestigio. Potremmo fare moltissimi esempi, ma ci limiteremo a personaggi sportivi, del presente o del passato, sicuramente noti al grande pubblico appassionato di sport: i nuotatori Tom Dolan, Alain Bernard e il celeberrimo Mark Spitz, la nostra Federica Pellegrini e Kaitlin Sandeno, i maratoneti Haile Gebrselassie, Gianni Poli e Paula Radcliffe, la quattrocentista Cathy Freeman, il calciatore David Beckam, lo sciatore Giorgio Di Centa, i ciclisti Paolo Bettini e Mario Cipollini o il tennista Filippo Volandri.
Curiosamente, è immancabile, prima di ogni olimpiade, l’uscita di dati statistici relativi al numero di atleti olimpici che dichiarano di soffrire di asma e, per quanto ciò possa sembrare sorprendente, la percentuale di soggetti asmatici è rimarchevole. Diversi anni fa suscitò un certo scalpore la ricerca che riportava che, alle olimpiadi di Pechino del 2008, il 20% dei nuotatori e ciclisti erano affetti da asma e che, nonostante questo, avevano conquistato un terzo delle medaglie in palio.
Un certo clamore lo suscitò anche la notizia che, quattro anni prima, alle olimpiadi di Atene, circa un 20% degli atleti britannici erano asmatici; molti fecero notare che era perlomeno curioso (leggasi: sospetto di doping) che la frequenza della malattia negli atleti britannici fosse circa tre volte superiore a quella riscontrata in patria sulla popolazione generale. Insomma, secondo molti certi dati erano da prendere con le molle dal momento che l’asma di natura allergica poteva essere un alibi “ammesso” per l’assunzione di farmaci.
Del resto, che dire del 50% degli sciatori norvegesi che risultano tutti sofferenti di asma?
C’è da dire a questo proposito che la WADA (World Anti-Doping Agency), l’Agenzia Mondiale Anti-Doping, ha liberalizzato nel 2010 i farmaci broncodilatatori per via inalatoria, presidio fondamentale per coloro che sono affetti dalla malattia in questione. La WADA ha deciso per la liberalizzazione dopo l’effettuazione di una revisione della vasta letteratura scientifica che ha mostrato che tali farmaci non sono in grado di influenzare positivamente la prestazione; un’eccezione è rappresentata dal clenbuterolo, un farmaco utilizzato sia per il trattamento dell’asma bronchiale sia per la cura della broncopatia ostruttiva con componente asmatica. Sono tuttora banditi i broncodilatatori per via orale e i cortisonici.

Secondo stime recenti, le persone affette da asma sono circa 300 milioni
Asma: quali limiti alla pratica sportiva?
Abbiamo già ribadito più volte come l’asma non sia incompatibile con la pratica dell’attività fisica. A questo punto, quindi, è decisamente interessante capire quali sono i meccanismi fisiologici influenzati da tale patologia e in che modo essi possono limitare la prestazione atletica e la pratica sportiva.
In tutti i soggetti, sani o affetti da asma, si verifica una dilatazione dei bronchi all’inizio dell’attività fisica. Essa è causata dalla liberazione di particolari ormoni, detti catecolamine, che agiscono sui muscoli lisci della parete bronchiale. Se un soggetto è asmatico però dopo circa 5 -15 minuti dall’inizio dell’attività si verifica il fenomeno inverso, di broncocostrizione, per effetto del muco che si accumula nei bronchi. Questo effetto è spesso indicato con il termine di asma da sforzo. Se l’asma è nel suo stato iniziale il muco prodotto è ridotto e si forma solo uno spasmo e un edema (da cui l’effetto di broncocostrizione). Se invece l’asma è in fase avanzata o cronica, il muco prodotto è maggiore e si forma anche una zona di infiammazione nei bronchi. Dal momento che l’attacco di asma segue pochi minuti l’inizio dell’esercizio, si parla di broncospasmo scatenato dall’attività fisica (il già citato EIB). Si è anche osservato che
il fenomeno di broncocostrizione conseguente l’attività fisica in un soggetto asmatico si annulla nel giro di 30-90 minuti.
Il parametro polmonare più interessato in presenza di un quadro clinico di asma è la capacità vitale forzata (vedasi per approfondimenti l’articolo I parametri polmonari), oppure il suo rapporto con la capacità vitale totale (CVF1/CV):
se la riduzione di capacità vitale forzata CVF1 supera il 10-15%, si può parlare di presenza di asma da sforzo [1-2].
Per spiegare la ragione dell’effetto scatenante un attacco di asma dell’esercizio fisico, sono state avanzate due ipotesi distinte, ognuna legata alle osservazioni sperimentali sull’andamento della capacità vitale forzata.
Effetto della percentuale di umidità delle condizioni ambientali – Si è osservato che il rapporto CVF1/CV subisce la massima riduzione in presenza di ambiente secco. Se l’umidità aumenta, la penalizzazione dovuta all’asma si riduce, fino ad annullarsi se il soggetto sottoposto al test respira aria satura di vapor acqueo. Tale effetto è indipendente dalla temperatura esterna dell’ambiente circostante. Tuttavia, la maggior umidità spesso si accompagna ad alte temperature dell’estate, mentre in inverno le basse temperature sono spesso correlate a una bassa umidità. Per questo motivo la temperatura esterna sembra influire, ma si tratta di un errore di correlazione. Solo l’umidità influenza il rapporto CVF1/CV, anche se ciò non toglie che, alle nostre latitudini, ciò corrisponda a condizioni ambientali più favorevoli agli asmatici in estate (con giornate calde e umide) piuttosto che in inverno (con giornate fredde ma poco umide, tranne che nelle pianure del Nord). Ciò spiega anche perché i soggetti asmatici tollerano poco gli sport invernali all’aperto (sci), mentre la corsa in una giornata umida di luglio non innesca l’attacco d’asma.
Effetto delle variazioni di temperatura all’interno dei bronchi – Poiché in seguito all’esercizio muscolare aumenta la ventilazione polmonare, si ha una diminuzione della temperatura dell’epitelio della trachea e dei bronchi. Al termine dell’esercizio fisico, la temperatura delle muscose delle prime vie aeree aumenta di nuovo. Questi due effetti sembrano essere la causa della variazione di osmosi delle cellule, con conseguente passaggio di liquido dai capillari ai bronchi, con conseguente creazione dell’edema e del restringimento dei bronchi.
Precauzioni per i soggetti asmatici – Alla luce delle considerazioni fatte, quali precauzioni possono prendere i soggetti asmatici per praticare comunque attività fisica?
Scegliere sport e condizioni climatiche opportune: sport che prevedono una ventilazione meno elevata (nuoto) e/o condizioni climatiche di elevata umidità possono diminuire l’effetto o la probabilità di un attacco di asma da sforzo.
Aumentare il periodo di riscaldamento, praticando una fase di attività fisica a bassa intensità di almeno 20-30 minuti, per evitare un effetto di broncocostrizione troppo violento nella fase di esercizio massimale o intensa.
L’uso di farmaci broncodilatatori o antinfiammatori possono migliorare la risposta dell’asmatico al carico di lavoro. In definitiva:
la pratica dello sport non migliora il quadro clinico dell’asma, ma la pratica sportiva controllata può sfruttare l’effetto broncodilatatore conseguente la liberazione delle catecolamine e risultare quindi favorevole al soggetto asmatico.

La corsa non è uno sport che ha un elevato grado di asmogenicità; lo sport maggiormente asmogenico risulta essere il nuoto
Asma e sport: la corsa
Dopo aver esaminato l’argomento sotto una luce sia teorica sia generale, parlando genericamente asma e sport, riteniamo opportuno, visto l’interesse di molti nostri lettori per il running, trattare in modo più specifico la relazione fra asma e corsa. Anche se l’esercizio fisico è compatibile con l’asma, è evidente la necessità di consultare un medico sportivo per esaminare la situazione con l’attenzione che merita.
Qui ci concentreremo sui motivi per cui la corsa potrebbe peggiorare il quadro, suggerendo possibili soluzioni. Infatti nell’asma si ha una contrazione dei muscoli che regolano le vie respiratorie che rende il respiro affannoso, impedisce una respirazione profonda e causa dolori al torace. Basse temperature, aria secca e altitudine elevata sono fattori che aggravano questa condizione, di cui soffre una percentuale di popolazione compresa fra il 10 e il 15%.
In molti casi la corsa è possibile (in alcuni è anche consigliabile) senza particolari accorgimenti; è comunque da preferirsi quella nettamente aerobica.
Alcuni rimedi – Prima dell’impegno agonistico riscaldatevi per circa 10 minuti, quindi cominciate a correre a ritmo sostenuto; questo potrebbe scatenare la crisi asmatica, ma stimola la produzione di adrenalina, che a sua volta provoca la dilatazione dei bronchi. Correte a questo ritmo per 5 minuti, quindi rallentate per 5 minuti; ripetete diverse volte, quindi camminate, eseguite una sessione di stretching e riprendete a camminare. Questa routine va eseguita da 15 a 30 minuti prima della corsa. L’intensità di questo riscaldamento dovrebbe garantire uno spazio di tempo libero da rischi di attacchi asmatici compreso fra 60 e 90 minuti.
Quando si corre in un clima freddo o secco è utile indossare una mascherina chirurgica (acquistabile in farmacia). Chi soffre di allergie può notare un intensificarsi del problema durante la primavera e la fine dell’estate; anche in questo caso l’utilizzo della mascherina è utile. Inspirate sempre dal naso. Bisogna poi tenere conto dell’inquinamento atmosferico e delle difficoltà legate alla respirazione ad altitudini elevate.
Gli stati d’ansia possono aggravare un attacco d’asma. Alcuni esperti raccomandano sessioni di rilassamento o meditazione di 30 minuti diverse volte alla settimana per tenere sotto controllo questo problema. I runner che non riescono a correre senza soffrire d’asma, indipendentemente dai rimedi adottati, possono iniziare a correre per brevi periodi (3-5 minuti) con soste frequenti (2-3 minuti). Nel corso del tempo svilupperanno una maggiore resistenza e saranno in grado di correre più a lungo.
Bibliografia
[1] D. O.Hough e K. L. Dec: Exercise-induced asthma and anaphylaxis, Sports Med., 18-162, 1994.
[2] E. R. McFadden e I. A. Gilbert: Current concept in exercise induced asthma. N. Engl. Journal Med., 330-1362, 1994.