Il crescente successo del test del moribondo mi ha portato a riflettere sulle sue conseguenze pratiche; come sottolineato in tutte le mie opere (libri e sito), il test è condizione necessaria per essere fit, ma, a sorpresa, una percentuale significativa di persone (forse confuse dall’altra definizione, Fit People Test, locuzione obiettivamente più seria, ma meno chiara) lo ritiene una condizione sufficiente, dimenticandosi delle altre due condizioni, ovvero l’avere un corpo magro e una mente equilibrata. Superare il test del moribondo è cioè il primo passo, ma non certo l’ultimo. Non a caso, fra coloro che lo superano e si fermano lì, è possibile trovare: 1) un insieme di soggetti con un’età psicologica e/o biologica non bassa; 2) un insieme di soggetti che hanno avuto danni irreversibili da una prima parte non ottimale della loro vita. Sono questi due insiemi quelli che più si adagiano sugli allori e, una volta superato il test, dimenticano di proseguire il cammino. Sostanzialmente si tratta di soggetti che, per motivi vari, superano il test, ma non possono certo dirsi giovanili. È ovvio che se il soggetto in questione ha un’età cronologica di 60 o 70 anni, tutto ciò è normale e il superamento del test del moribondo è veramente un’impresa; ma se il soggetto ha 25 anni, beh, francamente il soggetto è uscito con il piede dalla fossa, ma è lì, sempre in bilico, e al primo alitar di vento, se non prende altre contromisure, può ripiombarci dentro.
Vorrei legare quanto finora detto alla volontà, direi inconscia, di usare il gesto atletico per dimostrare ancora una giovinezza che la realtà mostra non esserci più. Molti di voi conosceranno le tabelle comparative dei master, dove una certa impresa atletica viene valutata anche in base all’età. Ebbene, tali tabelle sono da sempre ingloriosamente gonfiate a favore degli anziani, una specie di tentativo di far credere a chi ha superato i 50-60 anni di essere ancora giovane e brillante, forse più dei suoi amici trentenni.
Leggete invece cosa scriveva alcuni anni fa l’ultranovantacinquenne (!) Vittorio Colò: “L’ultimissima mia performance nel salto in lungo per la categoria M95 di metri 2,25 (lo scorso anno) viene conguagliata al valore assoluto di metri 10,38! E come tale è considerata nei punteggi a un valore stratosferico; è vero che sono bravino, ma non occorre troppa modestia per ammettere che c’è dell’esagerazione“.
Colò è sicuramente una persona intelligente perché non cade nell’umano tentativo di far brillare oltre misura la sua stella. Tutti noi dovremmo fare come Colò ed essere così oggettivi da capire il reale valore del superamento di un test o di un esame. Per aiutare i più “ottimisti”, questo articolo vuole introdurre un test di funzionalità che valuti non solo lo stato di forma del soggetto (in fondo un settantenne può essere in forma), ma anche la giovinezza biologica del suo organismo.
Per introdurre il test è necessario comunque capire che l’età può essere affrontata, ma non vinta. Considerare Colò un atleta in grandissima forma è corretto, considerarlo giovanile purtroppo no perché una prestazione di 2,25 m nel salto in lungo è ottenuta facilmente da qualunque adolescente, anche con pessimo stile di vita.
Altro concetto da capire è che la gioventù non può consistere di sola resistenza. L’atleta che corre la maratona in 3h30′ è sicuramente in forma, ma può apparire goffo, lento, sostanzialmente vecchio.
Se esaminiamo i ragazzi che escono da un istituto universitario (cioè attorno ai 20-25 anni) notiamo che alcuni mostrano già preoccupanti sintomi di un pessimo stile di vita; nonostante ciò la maggior parte di essi richiama concetti come flessibilità, forza, elasticità ecc. Molti però mancano di resistenza e, a un esame più attento, probabilmente risulterebbero sedentari puri.
Se siamo oggettivi e non cerchiamo di vendere come oro solo ciò che possediamo, dobbiamo dire che come il giovane che ci propina la sua freschezza in termini di forza o elasticità può essere un grande ottimista se poi ha un pessimo stile di vita, così l’over 40 che ci vende la sua incredibile resistenza come garanzia di giovinezza è un po’ bugiardo, in buona o cattiva fede.
Per comporre il nostro test dovremo pertanto inserire concetti come forza, elasticità, flessibilità. Essendo poi un test sportivo occorre inserire anche il concetto di fatica; ma una fatica giovane, non certo quella tipica dell’anziano che è ancora capace di eseguire a lungo sforzi lenti e poco impegnativi.
L’aneddoto di Simone – Ho notato che il sedentario che inizia a correre, se lo fa in tarda età, difficilmente è in grado di reggere la fatica anaerobica, quella cioè che coinvolge i meccanismi anaerobici del nostro metabolismo, i processi in assenza di ossigeno. Per dirla grossolanamente, quei processi che si manifestano con un fiatone incredibile, un accumulo di acido lattico nei muscoli fino quasi alla paralisi. Molti atleti si stupiscono del fatto che, appena accelerano per correre alla velocità del fondo medio, il fiato diventi un “pochino” faticoso e pensano di essere addirittura poco allenati o negati per la corsa.
A loro dedico uno dei ricordi più intensi delle mie giornate in pista, un giorno che dovevamo correre 10×400 m con 1′ di recupero. Arrivo al campo e, come al solito, poso la borsa nel gabbiotto vicino alla linea di partenza e attraverso la pista per iniziare il riscaldamento. Scorgo Simone, un forte ottocentista, stramazzato al suolo, pochi metri dopo l’arrivo, ansimante da far paura. Mi avvicino e gli chiedo cosa stesse facendo; fra un affanno e l’altro mi spiega che l’allenamento consisteva in 5×600 con 3′ di recupero. Mentalmente do per scontato che abbia finito e gli chiedo come è andata. “Bene, ma sono solo al primo, ho ancora un minuto di recupero”.
Per la cronaca li finì tutti e anche noi: partimmo in sei, a metà eravamo da buttare, alla fine peggio, ma finimmo, con l’ultimo 400 più veloce dei precedenti. È ovvio che non tutti i giorni si può andare “oltre il paradiso”, ma non provarci mai è da vecchi. Non a caso molti over 50, appena le pulsazioni si alzano, pensano subito al cuore che schiatta…

Chi è giovanile riesce a correre 1000 m in meno di 4′ (4’30” per le donne)
Quindi, ricapitolando tutto ciò che abbiamo detto, ecco lo
Young People Test
Chi è giovanile riesce a correre 1000 m in meno di 4′ (4’30” per le donne).
Note
- Ovviamente si parla di giovinezza fisiologica, non psicologica.
- Sotto varie forme, il test viene adottato anche in molti corpi militari (fra cui l’Esercito Italiano) per le selezioni degli aspiranti. Si potrebbe discutere per secoli se sia più corretto usare 3’50”, 4′ o 4’10”. Ho preferito usare 4′ (15 km/h) perché mnemonicamente molto “forte”.
- Teoricamente correre i 1000 m in 4′ (4’30”) corrisponde a circa 48′ (53′) sui 10000 m.
- Il differente valore fra uomini e donne è giustificato dal fatto che nel concetto di giovinezza entra in maniera importante il concetto di forza che non può prescindere dai sessi (come invece può essere per quello di resistenza, soprattutto a livelli di soglia minima accettabile).
- Lo Young People Test equivale a dire che si è in classe G di valutazione atletica. Per ulteriori approfondimenti si legga: Di che classe sei?