Un amico del sito e mio personale, Vito Intini, ha vinto diversi titoli in specialità di ultraresistenza. La sua prima presenza nel sito è in occasione della sua vittoria nel 2010 nel campionato italiano della 12 ore (sotto l’intervista realizzata in quell’occasione). Da allora non ha certo tirato i remi in barca. Qui di seguito un breve aggiornamento della sua carriera sportiva. Dopo la vittoria nel Campionato Italiano della 12 ore di Fano nel 2010 sono seguiti altri 11 titoli italiani in diverse distanze di Ultramaratona. Particolare l’episodio nel 2011 quando prima della 12 ore Indoor di Piancavallo legge tutto d’un fiato il libro L’allenamento mentale negli sport di resistenza di R. Albanesi. La gara si presentava su un circuito di 187 m rettangolare con curve di 90° con fondo cementato in una palestra che di solito viene utilizzata per il pattinaggio sul ghiaccio. Le difficoltà erano aumentate dal freddo di gennaio visto che non era riscaldata (5°C). Fatto tesoro della lettura nei giorni precedenti del libro citato, con una performance formidabile riesce a vincere la gara con 123,05 km segnando anche la nuova miglior prestazione Italiana Indoor della 12 ore ma anche quella della 6 ore e 100 km di passaggio. Un libro che Vito afferma di aver riletto più volte. Nel 2012 ha la prima convocazione nella nazionale italiana della 24 ore; nel mondiale in Polonia purtroppo non riesce mai a sentirsi a suo agio finendo comunque la gara senza alcun problema fisico con poco più di 194 km. Non è la giornata giusto e Vito non cerca scuse o “scorciatoie” per migliorarla, ma serenamente accetta la condizione divertendosi e osservando gli atleti più forti.
A causa dei suoi frequenti viaggi di lavoro si allena spesso sul tapis roulant. Così nasce la voglia di provare qualche prestazione di corsa sul tappeto. Nel 2011 conclude la 100 km 7:45’38″ ore stabilendo la terza prestazione mondiale e la migliore italiana.
Da quel momento in poi, forse in seguito all’ampia pubblicità che la prestazione di Vito ha avuto con pubblicazione sulle maggiori riviste italiane (Correre, Runner’s World ecc.) è nata una certa mania di protagonismo in Italia. Molti hanno provato e quasi tutti hanno fallito. C’è una difficoltà enorme nel rimanere concentrati e avere pazienza… molta.
Nel 2012 Vito prova la 24 ore sul tapis roulant finendo con 223,980 km, anche qui miglior prestazione italiana e 8° al mondo.
Nel 2014 è stata la volta della 50 km in 3:36’07″ (miglior prestazione italiana) e della 50 miglia (80,46 km) chiusa in 5:57’31″ (miglior prestazione mondiale). Infine nel 2015 insieme a Ivan Cudin (medaglia d’oro all’europeo 2010 nella 24 ore) Vito stabilisce il nuovo record mondiale della 12 ore a staffetta per due persone (il cambio avviene ogni 10 km) con 175,62 km.
Nel 2016 Vito viene invitato a provare a battere il record mondiale della 24 ore sul tapis roulant che attualmente è di 247,45 km (Christoper Bergland) in concomitanza alla Maratona di Reggio Emilia il 10 dicembre. Non ce la fa e il chilometraggio finale segna 234,2 Km. Inizia qui la riprogrammazione secondo una visione moderna ed il concetto di R. Albanesi “non ci si può allenare bene se non si hanno le idee chiare su cosa si vuol fare” (si veda Programmazione annuale del runner). L’obiettivo è chiaro! Dicembre 2017: Vito riprova a battere questo record nello stesso scenario della maratona di Reggio Emilia. Molto attento alle indicazioni sul calo della prestazione passa un anno con poche gare mirate all’obiettivo finale. Le due vittorie nella 12 ore di Firenze (pioggia continua) e nella 50 Km di Putignano (oltre 30°C) sono frutto più di una tattica di gara equilibrata che non di una forza fisica superiore verso atleti anche di 20 anni più giovani.
Arrivato il giorno della sfida…riesce nell’impresa. Dopo 24 ore il risultato chilometrico è di 253,83 (dopo appropriata certificazione del tapis roulant verrà rettificata in 257,49).
Scendendo dal tappeto, nel 2015 ad Helsinki in Finlandia Vito fa registrare i nuovi record italiani indoor della 50 miglia, 100 km e 100 miglia.
A inizio 2016 gli è stato affidato il ruolo di CT IUTA della nazionale 24 ore. Ora è il momento di diffondere tutto quello che ha appreso attraverso i libri di Roberto Albanesi. L’Europeo ad Albi in Francia 2016 seguito dal mondiale di Belfast 2017 è ancora confermato nel ruolo di CT IUTA nell’Europeo 2018 a Timisoara in Romania.
Sabato 8 Dicembre 2018 al Marathon Expo PalaBigi di Reggio Emilia, Vito ha battuto il record mondiale di 12 ore su tapis roulant percorrendo percorrendo 152,5 km.
“Durante tutti questi record ho come abitudine di rileggere alcuni capitoli dei libri sullo sport di Roberto. Che sia Il manuale completo della maratona (perfetto anche per le Ultramaratone) o la Guida agli integratori alimentari è un continuo controllo della mia preparazione. Ho 50 anni e sono consapevole che devo modificare continuamente la mia preparazione in base all’età solo così potrò correre ancora a 90 anni.
Per esempio, grazie all’articolo sul rowing sul sito di Albanesi mi sono avvicinato a questo sport e ora lo pratico 3 volte la settimana con grandi benefici fisici”.
Per la mia mente l’aspetto più importante è la motivazione ma non solo quella sportiva, il risultato anche se può sembrare strano visto i successi ottenuti è assolutamente fine a sé stessa e non influisce sul mio benessere generale.
Intervista con Vito Intini
Per ironia della sorte, Vito ha raggiunto il massimo traguardo proprio nella specialità (l’ultramaratona) dalla quale metto in guardia i runner più ottimisti. In realtà Vito possiede tutte e tre le caratteristiche necessarie per un ultramaratoneta.
Parlaci di te: chi è Vito Intini?
Figlio di emigrati italiani in Germania. L’integrazione nella cultura germanica è stata una componente fondamentale nella formazione della mia personalità.
I miei genitori non hanno mai negato la loro origine italiana, ma hanno capito la fondamentale importanza della interculturalità. Amici tedeschi, scuole in quartieri tedeschi ed in casa si parlava solamente il tedesco. Insomma niente ghettizzazione italiana, ma solamente 4-5 settimane all’anno di immersione totale nella culla della loro origine pugliese. I miei genitori hanno solamente qualche anno di scolarizzazione elementare, ma avevano intuito che era più importante dare ai loro figli la possibilità di scegliere il proprio futuro invece di consegnare loro un futuro già scelto da altri.
Il rientro in Italia a 15 anni non è stato facile, ma sicuramente complementare nella mia crescita psicologica. Catapultato nel “medioevo”, affrontavo quotidianamente la lotta del diverso. In Germania ero “l’italiano”, in Italia ero (forse sono) “il tedesco” con tutti gli aspetti negativi che conseguono.
Un ricordo dell’esame di maturità. Il professore dopo l’interrogatorio finale mi dice: “Lei non vorrà mica continuare gli studi con quell’accento tedesco? Le consiglierei di fare domanda alle Ferrovie dello Stato per un posto come controllore nelle zone di frontiera con l’Austria”. La mia risposta è stata: “Certo, è una buona idea, le farò sapere. Sarebbe un onore rincontrarla sul treno per Vienna”. 13 anni dopo l’ho incontrato per caso a Bari in un ristorante. Dopo avergli ricordato quell’episodio all’esame di maturità, gli dico: “Purtroppo non ero idoneo come controllore, allora mi sono laureato con 110 in Filosofia con una tesi in sociologia pedagogica centrata su Adorno e la scuola di Francoforte e attualmente faccio l’amministratore di una società informatica “Austriaca” quotata in Borsa a Francoforte. Sarebbe comunque un onore poterle offrire la cena”. Lascio alla vostra immaginazione il suo sguardo di stupore.
Come hai conosciuto il sito albanesi.it?
In modo molto curioso. Non attraverso il passaparola o magari navigando in Internet, ma correndo. In quel periodo, era il 2001, vivevo a Pavia e correndo per le vie fuori città ho incrociato Roberto Albanesi. Per i miei frequenti spostamenti corro maggiormente da solo e quando capita di incontrare qualcuno in forma atletica mi aggancio per conoscere nuove storie magari di persone realmente vive. Qui però voglio sottolineare un particolare. Roberto non mi ha citato i suoi lavori da subito, solamente dopo alcune settimane e diversi allenamenti fatti insieme ha “citato” tra le righe il suo sito. Mi ha ottimizzato la vita!
Come sei arrivato al successo nel campionato italiano della 12 ore?
Non era programmato all’inizio dell’anno. Volevo ottimizzare la mia prestazione sulla 100 km attraverso il programma della maratona di Albanesi con l’aggiunta di un lungo (oltre i 30 km) il giorno dopo alla seduta lunga prevista dal programma. Il risultato è stato positivo. Non ho mai superato i 40 km in allenamento (così come prevedono molti programmi di personaggi conosciuti), ma il miglioramento psico-fisico era evidente. Niente gare, solamente il test finale due settimane prima nella gara “Strasimeno” (58 km) affrontati come allenamento. La 100 km programmata è stata quella di Seregno che ho finito in 8h05′.
Ed eccoci alla 12 ore.
Sono personalmente convinto che estendendo sia le tecniche di allenamento che le tecniche mentali proposte nei vari scritti sulla corsa da Albanesi, si possa riscrivere la storia dell’ultramaratona.
Così ho voluto mettere in pratica la teoria. Ho continuato ad applicare il programma usato in precedenza con un test finale due settimane prima attraverso la gara del Passatore (100 km) affrontati come allenamento (9h22′).
Nel campionato italiano a Fano ho percorso 120,398 km in 12 ore.
Il risultato finale al livello cronometrico è mediocre (anche se è attualmente il 45° tempo mondiale dell’anno). Due fattori hanno inciso notevolmente sulla prestazione. Il primo fattore è stato la temperatura che per tutta la giornata era abbondantemente oltre i 30° gradi con sole su un percorso senza tratti ombrati. Il secondo fattore forse proprio a causa del primo fattore è stato la mancanza di concorrenza.
Qual è il ricordo sportivo più bello per Vito Intini?
La maratona del Piceno nel 2009. Anche in questo caso è stata una giornata caldissima con 30° gradi. Sono arrivato 20° assoluto e 1° di cat. MM40, ma davanti c’erano 6 africani e diversi atleti italiani di notevole caratura (G. Calcaterra, P. Batelli, R. Barbato… insomma atleti che corrono anche sotto le 2h20′). Il mio tempo finale è stato 2h56’34”, ma sono arrivato davanti a gente che corre intorno alle 2h40′. La sensazione della prestazione l’ho avuta negli ultimi 10 km dove superavo continuamente gente che per il caldo era entrato in crisi.
Probabilmente non avevano letto il paragrafo 12 de “Il manuale completo della maratona” di R. Albanesi. Insomma non era giornata da best performance e dunque parto più piano cercando di idratarmi in modo corretto. Anche qui la conoscenza delle proprie possibilità (ed accettarle) sta alla base del connubio sport e salute.
Quali sono i tuoi futuri programmi?
A livello sportivo voglio riprovare ad affrontare una gara di ultramaratona (forse il campionato italiano di 100 km in pista) cercando di ottimizzare le tecniche finora usate.
Nella vita privata ho da poco cambiato il mio lavoro. Diventando il “padrone della gestione del mio tempo” (così l’ha definito R. Albanesi). Quello che vorrei ancora migliorare sono i continui viaggi di lavoro, farne di meno per poter stare più tempo con moglie e figlio.