Quando si prepara una distanza è molto facile sopravvalutare (o sottovalutare) il proprio valore sulla distanza oggetto della preparazione. È questo uno dei motivi più frequenti di fallimento di un obiettivo cronometrico. Per fare l’esempio più classico, troppi atleti ritengono che il muro delle tre ore in maratona sia solo psicologico, non capendo che se si vale 3h05′ e si parte con il ritmo delle tre ore, si è già fortunati se si concluderà in 3h15′. Purtroppo non sempre è possibile effettuare una gara di prova che consenta di stimare con sufficiente approssimazione il proprio valore in caso di impegno al 100%. Non ha nemmeno senso effettuare prove su distanze diverse (più corte o più lunghe) perché solo in teoria si riesce a desumere il valore sulla distanza voluta: l’approssimazione è tanto peggiore quanto minori sono la vita sportiva dell’atleta e il suo grado d’allenamento.
I cosiddetti test predittivi hanno lo scopo di rivelare il valore dell’atleta su una certa distanza. Anche test classici come il Conconi, il Faraggiana-Gigliotti ecc. possono essere considerati test predittivi; sono prove che richiedono un minimo di strumentazione e utilizzano modelli fisiologici dell’atleta; altri test sono semplicemente prove sul campo che consentono di definire il valore senza far eseguire l’intera distanza.
I problemi dei test sono sostanzialmente tre:
- devono essere strettamente correlabili con la prestazione (per esempio il test di Yasso non lo è).
- Devono essere sufficientemente semplici da consentirne la validità in un gran numero di casi. Per ogni test viene fornito il livello di attendibilità: se l’atleta lo esegue male, il test non è attendibile. Per un esempio si vedano i test per le distanze classiche del mezzofondo.
- Devono essere decisamente meno impegnativi della gara (altrimenti tanto varrebbe far eseguire la distanza).
Di test che risolvono i tre punti sopraccitati non ce ne sono molti!

I cosiddetti test predittivi hanno lo scopo di rivelare il valore dell’atleta su una certa distanza
Test e allenamento – I test migliori sono quelli che consentono comunque un buon allenamento per la distanza che si percorre perché permettono di non interrompere la preparazione (del resto un test deve essere corso, come una gara, da riposati, dopo l’opportuno scarico).
È ovvio che il test dà la proiezione relativamente allo stato di carico dell’atleta e deve perciò essere effettuato in condizioni, se non ottimali, per lo meno buone; lo stesso discorso vale per le condizioni climatiche che devono essere buone o per lo meno simili a quelle in cui si svolgerà la gara.