La valutazione della velocità critica rappresenta uno dei metodi più utilizzati in ambito sperimentale per verificare le qualità aerobiche e no [2]. Vediamo in cosa consiste. Il primo punto è quello di conoscere la Vamax (massima velocità aerobica); non è necessario verificarla tramite un test, è sufficiente stimarla dalle ultime prestazioni di gara; basta moltiplicare per 1,125 la velocità dell’ultima gara sui 10 km. In seguito si tratterà di correre (su una pista di atletica o ancor meglio su un tapis-roulant) 3 prove a esaurimento a 3 velocità diverse. Ogni prova deve essere intervallata da almeno 1-2 giorni nei quali saranno effettuati allenamenti leggeri.
- Prova al 90% della Vamax: si tratta di correre dopo un adeguato riscaldamento, il maggior numero di metri mantenendo tale velocità, la prova termina quando non si riesce più a mantenerla.
- Prova al 100% della Vamax: come sopra con la differenza che la velocità da tenere deve essere pari alla Vamax.
- Prova al 105% della Vamax: come sopra, ma la velocità da tenere deve essere pari al 105% della Vamax.
Per ogni prova i dati ottenuti saranno poi riportati su un grafico (si usi un programma che gestisca i fogli elettronici, per esempio Microsoft Excel®); sull’asse delle ascisse verranno riportati i tempi (in minuti) e sulle ordinate i metri percorsi per ogni prova.Verrà poi calcolata l’equazione della linea di tendenza (lo si può fare sempre con lo stesso programma), che per il soggetto preso in esempio (vedi in alto a sinistra nel grafico) è y = 325,32x + 308,08.
Senza addentrarsi nel significato fisiologico dell’equazione, il coefficiente di x (cioè 325,32) esprime la velocità critica espressa in metri/minuto; moltiplicandolo per 0,6 si otterrà la velocità in km/h (in questo caso 19,5 km/h). Il termine noto dell’equazione (308,08) invece determinerà quella che è la capacità anaerobica; più precisamente rappresenterebbe la distanza (espressa in metri) percorribile grazie alle riserve di ossigeno dell’organismo e al metabolismo anaerobico.
Riassumendo
Il test per la velocità critica è in grado di misurare le qualità aerobiche e anaerobiche del soggetto.
Il valore di velocità critica (il coefficiente di x nell’equazione del grafico) corrisponde alla velocità sui 10000 m per i top runner [5] e approssimativamente a quella sui 5000 m per amatori di medio-basso livello; è una velocità quindi leggermente superiore della soglia anaerobica. L’altro valore indica invece la capacità anaerobica del soggetto.
Vantaggi rispetto ad altri protocolli: il test per la velocità critica permette di valutare sia le qualità aerobiche che anaerobiche del soggetto; ciò diventa molto utile in particolar modo per i mezzofondisti.
Svantaggi: sono molteplici, soprattutto per gli amatori; infatti la durata del protocollo è troppo lunga e richiede una modesta conoscenza informatica nella formulazione dei grafici.
La ripetibilità (parametro fondamentale affinché un test diventi utile) non è ancora stata approfondita, quindi non è un protocollo di cui si possa attualmente consigliare l’utilizzazione.
Dopo le prime pubblicazioni sono state ideate diverse varianti del test per renderlo più accessibile e valido dal punto di vista statistico. Tra le variabili più interessanti citiamo il test di Arcelli-Bisciotti-Sagnol [1].
Protocollo test Arcelli-Bisciotti-Sagnol
Consiste in due prove effettuate alla massima velocità possibile, una sui 3000 m e una sui 2000 m; il protocollo originale impone di farle in un due giorni consecutivi, ma sarebbe più opportuno eseguirle intervallate da almeno una giornata con un allenamento leggero.
Analogamente al test originale per la velocità critica, vengono riportati i dati sul grafico ed estrapolate la velocità critica e la capacità anaerobica. Avendo solamente due misure si possono ottenere i valori desiderati senza ricorrere all’uso del grafico. Infatti, la velocità critica sarà:
(3000 – 2000)/(T3000 – T2000)
T3000 sarà il tempo della prova dei 3000 (in secondi), mentre T2000 il tempo della prova dei 2000 (in secondi). Il risultato della formula sarà espresso in metri al secondo; per trasformarlo in km/h occorrerà moltiplicare il valore per 3,6.
La capacità anaerobica invece sarà:
2000 – (T2000 x Vc)
T2000 è il tempo della prova dei 2000 (in secondi), mentre Vc è la velocità critica ottenuta.

Il test per la velocità critica è in grado di misurare le qualità aerobiche e anaerobiche del soggetto.
Pregi e difetti
Gli autori [1] attribuiscono al risultato del test il valore di velocità critica e di soglia anaerobica; ciò appare un’eccessiva semplificazione poiché:
- velocità critica e soglia anaerobica corrispondono a due intensità diverse di esercizio.
- Le prove per la velocità critica (protocollo originale) si effettuano a velocità costante (una quota percentuale della Vamax), mentre nelle prove del test Arcelli-Bisciotti-Sagnol si percorre una distanza fissa (quindi la velocità da tenere è libera). Billat e coll. 2006 [3] hanno rilevato che l’impegno fisiologico di una prova a passo costante provoca una spesa energetica differente rispetto a una a velocità libera; quindi i due risultati non sono sovrapponibili. In poche parole, non è detto che il risultato ottenuto con il test Arcelli-Bisciotti-Sagnol corrisponda alla reale velocità critica del soggetto.
- All’interno della ricerca è stato fatto un tentativo di validare il test per la misurazione della soglia anaerobica; purtroppo è stato fatto comparando il risultato con un test indiretto. In altre parole non è detto che questo test misuri la soglia anaerobica.
Conclusioni
La ripetibilità del test (ovvero la condizione fondamentale per accettarne l’utilità) non è ancora stata indagata, ma le prove massimali effettuate su distanze fisse (time trial) solitamente risultano ripetibili [4]; per questo motivo, malgrado non sia del tutto chiara la motivazione fisiologica, possiamo affermare che il test di Arcelli-Bisciotti-Sagnol può essere un protocollo interessante per i mezzofondisti (e per tutte quelle discipline in cui la capacità anaerobica diventa importante ai fini prestativi), a patto che si sia abituati a gestire lo sforzo in prove di 2000-3000 m. In altri termini, se teoricamente non è solidissimo, praticamente può dare una valida idea delle capacità anaerobiche dell’atleta.
Il test per la velocità critica può risultare anche interessante per capire la tipologia fisiologica dell’atleta confrontando i propri valori con quelli di altri podisti e l’evoluzione di queste qualità con il passar del tempo. Come in tutti gli altri protocolli, una grossa importanza è rivestita dal riscaldamento.
Bibliografia
[1] Arcelli E, Bisciotti G, Sagnol JM. Un semplice test da campo per la validazione della soglia anaerobica. SDS N° 49 (Luglio-Settembre 2000), pagg. 52-56.
[2] Billat V, Renoux JC, Pinoteau J, Petit B, Koralsztein JP. Times to exhaustion at 90, 100 and 105% of velocity at VO2 max (maximal aerobic speed) and critical speed in elite long-distance runners. Arch Physiol Biochem. 1995 May; 103(2):129-35.
[3] Billat V, Wesfreid E, Kapfer C, Koralsztein JP, Meyer Y. Nonlinear dynamics of heart rate and oxygen uptake in exhaustive 10,000 m runs: influence of constant vs. freely paced. J Physiol Sci. 2006 Feb; 56(1):103-11.
[4] Jeukendrup A, Saris WH, Brouns F, Kester AD. A new validated endurance performance test. Med Sci Sports Exerc. 1996 Feb; 28(2):266-70.
[5] Simoes HG, Denadai BS, Baldissera V, Campbell CS, Hill DW. Relationships and significance of lactate minimum, critical velocity, heart rate deflection and 3000 m track-tests for running. J Sports Med Phys Fitness. 2005 Dec; 45(4):441-5.