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Test per le lunghe distanze

Qual è il modo corretto di interpretare i test per le lunghe distanze? Si deve premettere che, sfortunatamente, il concetto di test è spesso frainteso dal runner. È infatti errato pensare che il test sia sempre una sorta di verifica da corrersi al massimo per prevedere quanto si varrà sulla distanza. Ciò è vero solo per le distanze più brevi.

Per la mezza maratona e per la maratona un test non può essere corso al massimo perché o non sarebbe attendibile (distanza troppo corta rispetto a quella di gara) o sarebbe troppo dispendioso (distanza analoga a quella di gara). Per queste due distanze il concetto di test si basa anche sulla sensazione di freschezza relativa che l’atleta prova alla fine del test.

Se si corre la mezza maratona a 5’/km e si vuole correre la maratona a 5’30″/km, il runner deve essere in grado di correre una mezza a 5’20″/km arrivando relativamente fresco, con la consapevolezza di poter fare ancora molti km (un’alternativa alla mezza maratona corsa con queste modalità è correre una mezza maratona al massimo e poi moltiplicare per 2,2 il tempo).

Questo metodo non si basa sulle sensazioni dell’atleta, ma ha il difetto che spesso “stanca” troppo il runner e lo appanna per tutta la settimana seguente. Inoltre non è detto che il runner abbia la tenuta necessaria per concludere la maratona, la previsione è cioè solo “potenziale”). Se durante il test si accusano problemi (mal di gambe, fiato corto ecc.), la prova si deve considerare fallita, anche se il tempo cronometrico è rispettato.

Lo stesso può dirsi per il test di 15 km sulla mezza maratona: l’atleta corre 15 km a ritmo gara della mezza, ma deve arrivare nella media prevista senza accelerare all’ultimo km e relativamente fresco, con la sensazione di riuscire a percorrere ancora qualche km.

Test per le lunghe distanze

I test per le lunghe distanze si basano non solamente sul tempo effettuato, ma anche sulla percezione soggettiva di fatica.

Il test da 36 km per la maratona

Lo ritengo il più attendibile. Si corre a RG+10″. Al termine si studia la prova, suddividendola in sei frazioni da sei km. Se l’ultima è la più veloce si può partire a RG; se invece l’ultima frazione è la più lenta, si deve cercare di correre la maratona a RG+10″ (in altri termini: RG era troppo pretenzioso!). Per le condizioni intermedie si sceglie un ritmo fra RG e RG+10″ a seconda della distribuzione delle frazioni.

Da quanto esposto ben si comprende come i test per le lunghe distanze si basano cioè non solo sul tempo, ma anche sulla percezione soggettiva di fatica.

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