Il test di Yasso ha “ucciso” molti maratoneti. Per chi non lo sapesse, è un test proposto molti anni fa da Bart Yasso e consiste nell’eseguire dieci volte 800 m con un recupero di 400 m di corsa nello stesso tempo della prova (non superiore, altrimenti si recupera troppo e il test non viene considerato valido). La media degli 800 m (in minuti e secondi) letta in ore e minuti dà il tempo che si può ottenere sulla maratona. Per esempio, se si ottiene 2’42” di media sugli 800 m sulla maratona si dovrebbe ottenere un tempo di 2h42′. Il test è un interessante esempio di come il giocare con i numeri possa fuorviarci dalla comprensione della realtà. Infatti E. Coppola fa notare che il successo del test di Yasso si basa su una strana coincidenza numerica: il tempo medio delle ripetute effettuate sugli 800 espresso in minuti-secondi è lo stesso tempo, espresso questa volta in ore-minuti, che si prevede che il podista impiegherà sui 42 km. All’apparenza sembra, per l’appunto, una strana coincidenza. Invece, da un punto di vista aritmetico, la cosa si spiega: passare da minuti-secondi a ore-minuti, vuol dire moltiplicare la durata del tempo medio di percorrenza degli 800 per 60. Passare da 800 metri a 42,195 metri vuol dire moltiplicare la distanza degli 800 metri per 52,74. Quindi a fronte di uno spazio da percorrere maggiore di 52,74 volte si prevede di impiegare un tempo 60 volte maggiore. Come dire che si ritiene di tenere sulla maratona una velocità pari a quella tenuta sugli 800 del test rallentata di circa l’11% (60/52,74).

Il test di Yasso è una condizione necessaria, ma non sufficiente per fare un certo tempo in maratona
Test di Yasso: è attendibile?
Quella che segue vuole essere un’analisi critica del test in questione; indubbiamente la prova ideata da Yasso ha aspetti interessanti, ma affinché possa essere di una certa utilità è fondamentale valutarlo criticamente.
Ciò che c’è di vero – È ovvio che un allenamento di 11,6 km (l’ultimo recupero non si fa) è già un buon allenamento e che il valore medio sul test dipenda dal valore dell’atleta: atleti più forti otterranno tempi migliori di atleti più deboli. Banalmente si potrebbe far correre all’atleta un 10000 m e stimare dal tempo fatto il suo tempo in maratona (per esempio moltiplicandolo per 4,7). Il valore predittivo sarebbe lo stesso del test di Yasso.
L’errore di fondo – È altresì ovvio che una prova su 11,6 km non produce gli stessi stimoli metabolici ed energetici di una maratona e quindi è ottimistico sperare che il valore sia traslato sulla distanza più lunga. Il fatto che accada per molti atleti non significa che valga per tutti: è questa la causa che porta molti runner a sovrastimarsi. In particolare si consideri un runner allenato sui 10000 m, ma senza allenamento specifico per la maratona. È chiaro che interpreterà benissimo il test di Yasso, ma se portato sulla maratona scoppierà, soprattutto se non ha una sufficiente potenza lipidica (in altri termini: non sa bruciare i grassi).
In altre parole, affinché il test di Yasso sia attendibile occorre che l’atleta sia allenato bene alla distanza, che cioè sia un maratoneta già molto allenato.
Per chi ama la logica si può affermare che
il test di Yasso è una condizione necessaria, ma non sufficiente per fare un certo tempo in maratona.
Se vi è chiaro cosa significa “necessaria, ma non sufficiente”, potete usarlo (per esempio 10 giorni prima della maratona), altrimenti è meglio lasciar perdere; purtroppo fra gli amatori il problema è proprio questo: sapere se si è ben preparati sulla maratona. Un cane che si morde la coda che sconsiglia di usare il test di Yasso per impostare il ritmo gara. Per i professionisti esistono altri metodi più affidabili del test per sapere come correre la maratona…