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Test del cubo

Chi si è sottoposto a una visita sportiva in un centro che non ha un cicloergometro conosce con “terrore” il test del cubo (o test del gradino, noto anche come test del Queens College). Si tratta di salire e scendere su un gradino per circa tre minuti a una frequenza scandita da un metronomo.

Il test del cubo è stato utilizzato durante un esperimento realizzato al Queens College da Mc Ardle e al. (1972) per determinare il massimo consumo di ossigeno utilizzando i dati raccolti e opportune equazioni.

Va detto che tutti i test per la predizione del massimo consumo di ossigeno (VO2max) non sono validi in assoluto perché si basano su ipotesi piuttosto semplicistiche. Anche i test da campo devono essere considerati solo indicativi per le limitazioni che sono alla base del loro impiego.

Per i cultori della fisiologia dello sport, il test del Queens College consente di risalire al VO2max (espresso in mL kg-1 min–1) in base alla frequenza cardiaca secondo le due equazioni:

VO2max= 111,33 – 0,42 * FC (maschi)

VO2max=65,81 – 0,1847 * FC (femmine)

precisando che il gradino è alto 41,3 cm, che i maschi salgono e scendono con una frequenza di 24 volte al minuto e le femmine con una di 22 e che FC è misurata per 15″ dal quinto al ventesimo secondo del recupero.

Se il significato assoluto del test può essere oggetto di discussione, è interessante l’estensione individuale dello studio di McArdle. È cioè possibile che un atleta valuti il suo VO2max nel tempo semplicemente ripetendo il test.

test del cubo

Il test del cubo può essere usato per determinare il massimo consumo di ossigeno

Senza volere scoprire il valore esatto del VO2max,  è possibile sapere facilmente se è aumentato o diminuito. Basta standardizzare le condizioni:

  1. gradino di altezza fissa
  2. durata della prova (3′)
  3. cadenza fissa (per esempio 24 ripetizioni)
  4. stessa ora del giorno
  5. misurazione della frequenza (da 5″ a 20″ dopo la fine).

Ogni atleta dovrebbe avere un’indicazione della frequenza cardiaca del test nei periodi di massima forma per confrontarla in altri periodi.

Il test personale è particolarmente utile alla ripresa dopo un infortunio o dopo un periodo di inattività per conoscere con sufficiente approssimazione lo stato di deallenamento del soggetto.

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