Qual è il terreno ideale per il runner? Rispondere alla domanda è importante perché, contrariamente alla credenza comune, la scelta del fondo d’allenamento può influenzare la prestazione. La maggior parte dei runner sono soliti alternare i fondi fra i seguenti: pista; asfalto; sterrato scorrevole; sterrato non scorrevole. Un ulteriore aspetto da considerare è la pendenza del tracciato, ma questo argomento è già stato trattato parlando del collinare scientifico. Limitandoci alle quattro tipologie sopraesposte, è necessario rilevare che la massima prestazione può essere raggiunta solo da chi esegue almeno un terzo degli allenamenti sulle prime due tipologie di terreno. È questa una condizione necessaria, ma ovviamente non sufficiente.

Più il percorso è “duro”, maggiore è la probabilità di infortunio
Sterrato scorrevole e sterrato non scorrevole
Analizziamo adesso brevemente le problematiche che possono derivare da allenamenti effettuati sulle ultime due tipologie di terreno, ovvero lo sterrato scorrevole e quello non scorrevole.
Lo sterrato scorrevole – Chi per problemi tendinei (non certo muscolari, visto che una maggiore richiesta muscolare necessaria per correre sullo sterrato li aggraverebbe) o per scelta personale corre sempre sullo sterrato scorrevole perde l’abitudine a ritmi veloci di almeno 5-10″/km. Per adattarsi al terreno (che per quanto scorrevole non può certo essere perfetto), la falcata si accorcia e diminuisce l’efficienza della corsa. Il maggior impegno muscolare (dovuto alla minor reattività del terreno) altera anche le caratteristiche elastiche del soggetto. Infine, le ripetute diventano psicologicamente molto più difficoltose da gestire perché in presenza di un maggior stimolo muscolare le crisi dell’atleta vengono gestite meno facilmente.
Lo sterrato non scorrevole – Ci sono atleti che ritengono che correre su percorsi estremamente duri potenzi le loro gambe e li predisponga a salti di qualità. È vero esattamente il contrario in quanto i problemi citati nel paragrafo precedente vengono esaltati quanto più il percorso è “impossibile” o alla Rambo. L’esempio più lampante di ciò è che, se fosse positivo allenarsi su terreni duri, i campioni si allenerebbero sulla sabbia, cosa che invece evitano accuratamente. Inoltre lo sterrato non scorrevole è una garanzia su infortuni più o meno gravi: da distorsioni alla caviglia fino a rotture di menischi o lesioni a legamenti o tendini.