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Runner – Categorie

Esistono varie categorie di runner definite secondo criteri diversi; in letteratura, infatti, esistono molti metodi per valutare la caratura di un runner, cioè il suo valore assoluto a prescindere dal suo record su questa o quella distanza. In questo articolo ne viene proposto uno semplicissimo, con la presunzione che possa diventare un modo universale con cui i runner confrontano le loro prestazioni e le loro carriere. Esistono già molti metodi di valutazione oggettiva del runner praticante il fondo. Le varie proposte si basano su alcune semplificazioni, ma i metodi più usati sono principalmente due. Il primo fissa arbitrariamente una distanza e si considerano i record degli atleti su quella distanza. Tale metodo è molto semplice, ma è decisamente fuorviante. Se, per esempio, come distanza si fissa la maratona, chi l’ha corsa da scarsamente allenato, poche volte, con condotte scriteriate o semplicemente non è un maratoneta, rischia di essere decisamente sottostimato. Idem dicasi di un maratoneta puro, se la distanza di riferimento sono per esempio i 5000 m, distanza che di solito viene scelta perché è molto facile da correre anche per i principianti.

Poiché non tutti i runner corrono le varie distanze con la stessa frequenza, lo stesso allenamento e la stessa motivazione, è necessario cercare delle comparazioni fra i vari tempi delle distanze più significative. Queste comparazioni si traducono in una tabella come quella che vedremo più avanti; in tale tabella si dice, per esempio, che un atleta che corre i 5000 m in 18′ dovrebbe correre la maratona in 2h58′. Il condizionale è d’obbligo per tutta una serie di motivi.

  • Se la tabella è desunta dai record mondiali si ottengono per l’amatore valori decisamente poco attendibili per la maratona perché nell’amatore il grado di performance diminuisce in media nettamente all’aumentare della distanza. In sostanza, se con 3 soli allenamenti settimanali l’amatore riesce, per esempio, ad arrivare all’80% del suo valore teorico sui 5000 m, in maratona non arriva che al 65-70%.
  • Se si usano i record mondiali, in campo femminile si possono ottenere valutazioni completamente errate; certi “aiuti” sospetti possono aver inficiato più di un record in modo molto più sensibile che in campo maschile (dopare una donna è facile: basta farla diventare un uomo!).
  • In campo femminile la mezza maratona è distanza che raramente è corsa con l’obiettivo del record, a differenza della maratona. Questo ha portato alcuni a ritenere che il differenziale fra mezza e maratona nelle donne possa essere un improponibile 3-4″/km.
  • Se la tabella è stilata in base alle statistiche, può essere fuorviante perché significa dare per scontato che gli amatori sono perfettamente performanti per la maratona, cosa che invece non è vera.

Per questi motivi è impossibile dire esattamente a cosa corrisponda sui 10000 m un tempo di 3 ore nella maratona. La tabella ha solo un fine orientativo, ma può essere molto interessante per un runner non molto acculturato. Infatti, una delle cose più difficili per il runner che non ha ancora sufficienti informazioni per diventare l’allenatore di sé stesso è parametrarsi su distanze diverse. Per esempio, per un runner che è ottimizzato come peso, si allena (bene) 4 volte alla settimana e ha ottenuto 1h30′ sulla mezza è abbastanza inutile chiedersi se vale meno di 3 ore in maratona; realisticamente vale attorno alle 3h10′-3h15′, non un tempo minore.

Poiché non è molto agevole lavorare con minuti e secondi, diversi autori hanno proposto di definire categorie di atleti in base alla migliore prestazione comparata che essi hanno ottenuto.

Il concetto di categoria fu introdotto già molti anni fa da Orlando Pizzolato che lo riprende nel suo libro Correre… secondo Orlando Pizzolato. Pizzolato usa spesso la categoria come definizione della categoria di allenamento di un soggetto secondo il logico schema “valore dell’atleta -> categoria -> tipo d’allenamento”.

Runner - categorie

La categoria di un runner è rappresentata dalla distanza che riesce a correre a 4’/km

Anni addietro ho proposto la tabella che segue, nella quale i valori indicati si intendono il limite massimo per la categoria in questione (considerando i 5000 m, la categoria 6 va da 17’17” a 18’14”).

Categoria500010000MezzaMaratona
112’57”27′1h00’40”2h07’40”
213’49”29′1h05′2h17′
315’21”32′1h11’40”2h31’10”
416’18”34′1h16′2h40’20”
517’16”36′1h20’30”2h50′
618’14”38′1h25′3h
719’11”40′1h29’30”3h09′
821’35”45′1h40’40”3h34′
923’59”50′1h52′3h55′
1028’47”1 h2h14’30”4h43′

Trovate la categoria di appartenenza della vostra miglior prestazione; per far ciò si devono prendere in cosiderazione solo gare o test su percorsi accuratamente misurati e credibili (per esempio senza dislivelli decisamente facilitanti o percorsi rettilinei da A a B corsi con vento totalmente a favore).

Per esempio, se Tizio ha questi record:

  • 5000 – 19’03”
  • 10000 – 40’40”
  • Mezza – 1h31’10”
  • Maratona – 3’24’56”

la sua prestazione nei 5000 m lo porta in categoria 7, mentre le altre lo lascerebbero in categoria 8.

Tizio è un atleta di categoria 7.

Categorie dei runner – Una valutazione oggettiva

Il problema delle valutazioni tabellari è che sono abbastanza cervellotiche, tipiche più del ricercatore che di chi corre per divertirsi; le varie righe della tabella sono praticamente impossibili da ricordare facilmente e fra runner che si chiedono “tu che tempo hai in maratona?” non è molto pratico confrontare categorie che sono tutto sommato astratte.

Studiando i fenomeni dell’invecchiamento, mi si è accesa una lampadina circa la valutazione oggettiva di un fondista amatore. Consideriamo le distanza classiche:

  • A – maratona
  • B – mezza maratona
  • C – 10000 m
  • D – 5000 m
  • E – 3000 m
  • F – 1500 m
  • G – 1000 m.

Consideriamo ora un runner over 50; se corre da anni, realisticamente, se non è invecchiato troppo, non ha acciacchi e si allena come prima, le sue prestazioni sono calate con l’età e probabilmente ora corre la mezza alla velocità cui 10 anni prima correva la maratona. Se si fissa una facile e mnemonica velocità (per esempio 4’/km), il gioco è fatto:

la categoria di un atleta è rappresentata dalla distanza che riesce a correre a 4’/km.

Così il principiante che corre 1000 m in 3’58” è di categoria G, mentre un atleta evoluto che corre la maratona in 2h47′ è in categoria A.

Nel mio caso dai 19 ai 42 anni sono stato in categoria D, tranne qualche anno che sono riuscito a correre in categoria C; a 43 è iniziato il mio approccio scientifico alla corsa e sono rimasto in categoria B fino a 52 anni, ora sono in categoria C.

Per le donne vale (vedasi la differenza prestativa fra uomo e donna):

la categoria di un’atleta è rappresentata dalla distanza che riesce a correre a 4’30″/km.

Per esempio, una runner che corre i 5000 m in 22’20” è in categoria D (realisticamente non riuscirà a correre i 10000 m in meno di 45′).

I top runner

I due limiti per la categoria A (sulla maratona circa 2h48′ per gli uomini e 3h10′ per le donne) sono comunque poca cosa in valore assoluto. Per i top runner si può ulteriormente raffinare il nostro discorso scegliendo una diversa velocità: andando da 1 a 7, un atleta di categoria A è definito di categoria A1, A2, A3, …, A7 a seconda di quale distanza (delle 7 sopraccitate) riesce a correre a 3’20″km (3’45″/km per le donne).

Gli atleti di categoria A1 sono atleti che riescono a correre la maratona in meno di 2h20’39” (2h38’14” per le donne).

categoria di un runner

Le categorie sono sicuramente un modo veloce ed efficiente di misurare la caratura di un runner

Categorie – Utilità pratica

Le categorie sono sicuramente un modo veloce ed efficiente di misurare la caratura di un runner; l’unica obiezione che si può sostenere è che non tutti i runner (amatori o top) corrono la maratona (per un fondista è praticamente impossibile non aver mai corso una mezza maratona). In tali casi, per i top runner si può facilmente parametrare il valore della maratona aumentando del 5% il ritmo al km tenuto sulla mezza: un top runner che corre la mezza a 3’10″/km correrebbe teoricamente la maratona a 3’19″5/km e quindi è in categoria A1 anche se non ha mai corso la maratona.

Per gli amatori a mio avviso tale conversione non ha senso perché il non maratoneta solitamente peggiora al crescere della distanza di gara molto di più di quanto previsto teoricamente. Il mio record nella mezza (1h18’53”) corrisponde a circa 2h47′ sulla maratona, ma dubito che sarei riuscito in quel periodo a realizzare tale performance, avendo doti più da mezzofondista che da maratoneta (il mio record sulla maratona, 2h58’43”, l’ho ottenuto quando sulla mezza valevo circa 1h22′).

Per un amatore la prima ricaduta pratica del concetto di categproa è la piena comprensione che un gruppo d’allenamento unisex (se i sessi sono differenti occorre considerare che realisticamente ci sono almeno due categorie di differenza, per cui una donna in categoria B può corrispondere a un uomo in categoria D o anche E) deve essere abbastanza omogeneo.

La situazione migliore si ha quindi quando tutti i componenti del gruppo appartengono alla stessa categoria. Nel caso le categorie siano differenti, si può esprimere solo una condizione necessaria (ma, attenzione, non sufficiente!):

possono far parte di un gruppo di allenamento solo atleti che differiscono al più di una categoria.

In tal caso sarà (forse) possibile per l’allenatore tarare allenamenti di gruppo: se un atleta X di categoria B si allena con un atleta Y di categoria C, realisticamente il fondo medio di Y corrisponderà al fondo lento di X (per esempio a 4’20″/km).

La seconda ricaduta pratica del concetto di categoria è di creare fortissime motivazioni alla ricerca della prestazione. Sia per chi sta crescendo sia per chi, per motivi di età o altro, sta scendendo. Per esempio, per me è sfidante arrivare a 70 anni rimanendo in categoria G, cioè senza uscire dalle categorie di valutazione.

La seconda ricaduta pratica è la lotta all’invecchiamento: che senso ha “correre” una maratona in 5 ore se non si riesce a correre un mille in meno di 4′? In altri termini, il concetto di categoria stimola l’atleta a rimanere veloce, concetto fondamentale per chi vuole sentirsi giovane e in forma.

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