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Quante maratone?

Quante maratone, salutisticamente parlando, si possono correre in un anno? La domanda non è casuale, dal momento che negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria gara a chi ne correva di più. Di solito si trattava di atleti di secondo piano, spesso desiderosi di una visibilità che era loro negata per meriti puramente sportivi. Esistono però anche esempi di top runner che corrono regolarmente più di dieci maratone all’anno. La corsa al “plurimaratonismo” si è fermata dopo che diversi atleti hanno superato le cinquanta maratone, alcuni arrivando anche alle cento. Queste performance hanno chiaramente dimostrato che correre cento maratone all’anno è possibile, ma non sono state in grado di dirimere la questione su quale sia il numero di maratone corribili compatibile con la salute del soggetto. Non ha pregio una carriera di qualche anno quando lo scopo è correre per vivere meglio e per sempre. Né ha pregio ritrovare dopo dieci anni negli elenchi delle maratone alcuni plurimaratoneti. Se conosciuti di persona, alcuni di questi sono scaduti nettamente e più che maratoneti sono zombie.

Mitica la risposta datami da uno di questi personaggi dopo che mi aveva confessato che la prestazione alla maratona della domenica successiva non sarebbe stata ottimale per il mal di schiena. Gli chiesi stupito: “ma perché la corri in queste condizioni?”. Risposta: “non c’è problema, un po’ corro e un po’ cammino!”. Peccato che tre anni prima corresse la maratona in 3h15′ e che ora si trascini sulle quattro ore…

Gli zombie – L’aneddoto appena citato introduce la figura dello zombie, accanto a quella del runner e a quella del sedentario. Ovvio che lo zombie non ha nessuna cura della propria salute (non è, per esempio, per niente salutistico farsi scorpacciate di antinfiammatori per poter correre una gara con tempi mediocri rispetto al proprio valore passato).

Eccedere nel numero di maratone attuali non è una strategia salutistica

I dati – Da un’analisi della vita media dei runner over 40 risulta sorprendentemente evidente che il numero di maratone corse conta relativamente. È per questo che è possibile che ci siano atleti che ne corrono cento e altri che non riescono a correrne dieci. Sicuramente contano moltissimo le caratteristiche individuali, ma, mediando il tutto, si scopre che il parametro importante sono i chilometri settimanali (e probabilmente annuali, ma una statistica di questo tipo è più difficile da redigere). Per durare nel tempo è necessario che il chilometraggio settimanale non superi i

(150-età) km.

L’età è un fattore importante poiché nel 90% dei casi la vita atletica di un runner si interrompe per problemi di natura ortopedica. Questo dato è ulteriormente confermato se il runner è un maratoneta. Infatti, piccoli ma fastidiosi problemi ortopedici consentono comunque un chilometraggio di 50-60 km settimanali con cui è possibile preparare egregiamente corse di mezzofondo (fino a 12-15 km), mentre sarebbe impensabile preparare una maratona.

È interessante notare come la vita podistica media crolli rapidamente per chilometraggi superiori al massimo teorico.

NOTA – Nella statistica si è considerato “inattivo” un runner le cui prestazioni, a causa di infortuni, sono decisamente peggiorate (cioè uno zombie è assimilato a un sedentario).

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