Parliamo di pioggia e corsa perché da una nostra piccola statistica personale risulta che l’evento atmosferico più bloccante in assoluto per il runner è proprio la pioggia. Tale asserto è tanto più vero quanto più il soggetto è un principiante; infatti chi inizia è spesso pronto ad affrontare caldi africani (assecondando la purtroppo comune credenza che sudare fa dimagrire!), freddi polari (basta coprirsi con otto felpe!), bore da record ecc., ma la pioggia, quella no! Non serve un k-way perché molti non sono impermeabili e quelli che lo sono fanno sudare troppo; non serve un cappellino perché ben presto rivoli di acqua scendono sul viso, spesso impedendo persino di vedere bene il percorso. Se poi la pioggia è battente, chi ce lo fa fare di mettersi in moto? Prima di entrare nel vivo dell’articolo, parliamo di come vanno affrontate le pozzanghere. In genere si saltano o si aggirano. Entrarci vuol dire rischiare distorsioni perché nascondono un fondo sconnesso o inzuppare le scarpe d’acqua, scarpe che diventano macigni. Si deve tener presente che in caso di fondo con molte pozzanghere non ha molto senso eseguire prove massimali per cui aggirarle dolcemente o saltare le più piccole non può comportare gravi rischi d’infortunio. Nel caso di strade asfaltate, se sono costruite bene e con una buona manutenzione, pozzanghere ai lati restano solo immediatamente dopo un diluvio. Andrebbero pertanto evitate quelle strade asfaltate con cattivo drenaggio o bucherellate come il groviera che fanno sì che il povero runner sia continuamente innaffiato dalle auto che passano.
Pioggia e corsa: i malanni…
Anche alcuni runner molto esperti e allenati non amano correre sotto la pioggia, la temono, vedendola come sinonimo di malanno. Non si sa in base a quale spiegazione medica, correre sotto la pioggia dovrebbe provocare mal di gola, raffreddori ecc. È fondamentale capire che
i malanni di stagione dipendono dalla temperatura, non dalla pioggia in sé.
In altri termini se piovesse acqua calda, nessun malanno. La pioggia però venendo a contatto con il corpo (direttamente o tramite i capi bagnati) lo bagna e l’acqua, evaporando, lo raffredda ulteriormente, aggravando la situazione termica che in inverno non è certo ottimale.
L’atleta ha però un vantaggio rispetto al sedentario che casualmente si inzuppa d’acqua in una giornata con temperatura già rigida: essendo sotto sforzo, il suo corpo è già pronto a reagire a un abbassamento di temperatura con calore prodotto dall’interno. Il trucco quindi per evitare malanni non sta pertanto nel coprirsi oltremisura (anzi, è controproducente perché sudando molto, il sudore è del tutto equivalente a una pioggia “dall’interno” con lo stesso principio di evaporazione raffreddante descritto per l’evento atmosferico), ma nel non rimanere al freddo bagnati, una volta finito lo sforzo e iniziato il recupero; si consideri che il periodo in cui si ritorna in condizioni di normalità (cioè quando il corpo smette di funzionare da stufa) dipende dallo sforzo fatto: in quest’ottica il runner esperto, arrivando a intensità di sforzo maggiori rispetto al principiante, è sicuramente favorito. In genere, il periodo di riequilibrio termico per uno sforzo medio non è mai inferiore a 5′; in tale lasso di tempo conviene cambiarsi (anche all’aperto), indossando abiti asciutti.

Per moltissmi runner l’evento atmosferico più bloccante in assoluto è la pioggia
Pioggia e corsa: come vestirsi
Da quanto detto è inutile e controproducente vestirsi tanto, come pure usare capi poco traspiranti; meglio utilizzare capi leggeri (ma termici, se in inverno) a manica lunga (gli stessi usati in assenza di pioggia) con un giubbino impermeabile a mezze maniche, traforato posteriormente per una traspirazione ideale.
Le gambe possono essere nude (calzoncini) o protette da una calzamaglia. In testa un cappellino può servire se la pioggia è debole; se invece è forte spesso rischia di essere controproducente, una volta inzuppato: tanto vale non usare nulla, entrare in sintonia con la pioggia e correre!
In che misura correre sotto la pioggia deprime la prestazione?
Molte di queste osservazioni saranno già state “metabolizzate” dai runner più esperti. Sono però importanti perché
la pioggia deprime la prestazione quanto peggio la si affronta.
Da un punto di vista oggettivo, la pioggia non è molto penalizzante in pista o su strada (asfalto). Si devono al più considerare l’effetto scivolo sul percorso (che con scarpe superleggere lisce può non essere indifferente) e l’effetto di diminuzione della temperatura percepita di qualche grado. Se è una pioggia normale, non battente, con temperatura esterna superiore a 5 °C, la pioggia di per sé non peggiora la prestazione che di 1-2″/km.
Purtroppo si rileva che i peggioramenti sono molto più cospicui, andando dai 3 ai 10″/km. Se si analizzano le situazioni si scopre che l’atleta ha commesso uno degli errori sopra descritti (si è coperto troppo, ha usato capi non traspiranti, cappellini che non tengono l’acqua, si è riscaldato poco, partendo freddo ecc.) oppure psicologicamente è stato scaricato dall’evento atmosferico che percepisce come molto sgradevole.
Per evitare quest’ultimo problema non c’è che un modo: imparare a correre in sintonia con la pioggia, proprio come quando si fa la doccia. A prescindere dai primi istanti, quando lo sforzo ha raggiunto una certa intensità, ecco che anche l’aspetto negativo di avvertire freddo cessa e la sintonia con l’evento atmosferico può diventare totale.