La visita sportiva rappresenta un passo fondamentale per chi vuole praticare sport a intensità medio-alta (non necessariamente gareggiando). Rimandiamo pertanto all’articolo che descrive la visita sportiva e le sue eventuali appendici (ulteriori esami di accertamento) per avere tutte le informazioni sull’argomento. In questo articolo ci preme considerare altro, ovvero il verdetto di non idoneità sportiva, cioè in termini pratici la non concessione del certificato di idoneità. Un tale verdetto può essere frustrante per coloro che desiderano praticare un’attività sportiva, ma, del resto, lo scopo principale dei Centri di Medicina dello Sport è quello di proteggere la salute di coloro che vorrebbero dedicarsi a un’attività sportiva valutando lo stato di salute del soggetto e, nel caso venga riscontrata una patologia, verificando che la stessa non andrà incontro ad aggravamenti né potrà mettere a rischio la vita della persona nel caso questa svolgesse un certo sport in forma agonistica. Non tutte le patologie, è bene chiarirlo, sono incompatibili con la pratica di tutti gli sport.
Essenzialmente, l’idoneità alla pratica sportiva non viene concessa quando il soggetto non ha i requisiti fisici indispensabili alla pratica sportiva agonistica dello sport per il quale ha richiesto la visita. Questo non vuol dire che non possa ottenere l’idoneità alla pratica di un altro tipo di sport. Un esempio banalissimo: a una persona a cui manca una mano non può essere concessa l’idoneità alla pratica per il motociclismo, ma in assenza di altre problematiche non vi sono controindicazioni alla pratica della corsa o del gioco del calcio.
Altro esempio: il diabete mellito insulino-dipendente (diabete mellito di tipo 1) è una patologia che controindica alla pratica dell’automobilismo, ma non osta a quella della pallavolo. Ovviamente, l’idoneità sportiva non viene mai concessa nel caso di patologie cardiache, neurologiche e ortopediche che possono subire peggioramenti nel caso in cui si praticasse una disciplina sportiva. Nel caso di portatori di protesi non viene concessa l’idoneità se queste possono recare danno a compagni o ad avversari (il problema è soprattutto relativo agli sport di contatto).

Lo scopo fondamentale della visita di idoneità agonistica è quello di escludere la presenza di patologie o malformazioni che siano controindicazioni all’attività agonistica
Non idoneità sportiva: il punto di vista medico
Se spesso gli esami di accertamento sono normale routine per togliersi ogni dubbio (e l’atleta non deve preoccuparsi più di tanto), quando questi danno esito negativo è necessario capire fino in fondo il motivo della non idoneità. Fissiamo due punti fondamentali:
- una persona che non riceve l’idoneità sportiva non è una persona sana.
- Nonostante ciò, in molti casi può svolgere un’esistenza del tutto normale.
Il punto 1 dice che non si deve sottovalutare l’esito della visita. Ciò non deve essere fatto né dal medico sportivo (“lei è sano, ma non può fare sport”), né dall’atleta (“ma io sto bene!”). Questo punto, analizzato prima del verdetto finale, dovrebbe leggersi come una bocciatura per le due posizioni “lei è sano, ma è meglio non faccia sport” e “se sto bene perché dovrei non fare sport?”.
Compito del medico sportivo è spiegare il perché della non idoneità e compito dell’atleta è di mettere in atto subito una serie di provvedimenti atti a “limitare i danni”.
Purtroppo per motivi di privacy, la certificazione di colore rosso inviata all’atleta (la non idoneità) non riporta il motivo della inidoneità. È pertanto fondamentale che, durante la visita e gli eventuali accertamenti successivi, l’atleta chieda al medico notizie del suo stato e degli eventuali problemi, senza nessuna soggezione.
Il punto 2 dice che non si deve sopravvalutare l’esito della visita. In altri termini cadere nel panico, fare testamento o cose simili. È invece necessario capire fino in fondo cosa non va e cosa fare per migliorare o tamponare la situazione.
Non idoneità sportiva temporanea e permanente
L’inidoneità sportiva può essere temporanea o permanente. I termini sono già chiari di per sé. Aggiungiamo solo che, in caso di inidoneità temporanea l’atleta ha tutto l’interesse a risolvere la situazione prima della successiva visita.
In caso di inidoneità permanente l’atleta può appellarsi in giudizio (anche in caso di sospensione temporanea, ma di solito conviene attendere la visita successiva). Infatti esistono casi in cui la condizione dell’atleta è borderline, cioè al limite, e può essere oggetto di diversa valutazione medica; esistono anche casi di patologie ora non più ritenute tali (come molti soffi cardiaci). L’evoluzione della medicina e l’interpretazione dei dati possono cioè creare casi dubbi. In questi casi (e solo in questi) è opportuno appellarsi.
L’appello (le modalità sono descritte nella documentazione che accompagna il certificato di non idoneità; si tratta di un’azione a livello regionale) non deve essere visto come un atto legale, ma come un consulto medico: l’atleta deve cioè portare ampia documentazione che attesti un parere diverso dalla non idoneità. In mancanza di questa documentazione è inutile tentare un appello.
L’idoneità sportiva non viene concessa: cosa non si deve fare
Tentare un’altra visita in un altro centro. Infatti, poiché viene fatta firmare all’atleta una dichiarazione di non aver mai subito una non idoneità, l’attestazione del falso è un reato di natura penale.
Inidoneità sportiva permanente: gli scenari
In caso di inidoneità permanente sostanzialmente si presentano due scenari.
- La patologia è di media/alta gravità e il soggetto deve rinunciare a ogni forma di sport o di attività definita pesante.
- La patologia è di lieve/media gravità, ma il soggetto può fare sport, purché non agonistico.
In realtà “fare sport non agonistico” significa di fatto non superare mai certi livelli di sforzo. La cosa non chiara a molti è che tali livelli poco hanno a che fare con il concetto di agonismo con il quale la visita è correlata. Infatti se non sono idoneo perché soffro di pressione alta, una partita a calcetto con gli amici, la rincorsa di un autobus in salita, lo spaccare la legna per la casa in montagna ecc. possono essere più traumatici che 20 km di corsa corsa a ritmo lento.
Nel caso del punto 2 è perciò fondamentale capire quali sono le reali limitazioni non solo sportive, ma della vita di tutti i giorni. Infatti in molte patologie lo sport aerobico non massimale è addirittura considerato come migliorativo della situazione.
Un caso particolare
Un caso particolare è quello di un soggetto dichiarato non idoneo a seguito del riscontro di una determinata patologia; se questa patologia viene poi curata, anche attraverso un intervento di chirurgia inizialmente rifiutato dal soggetto o ritenuto non possibile all’epoca della richiesta di idoneità, può chiedere anche dopo anni una visita di “reintegrazione” presentando tutta la documentazione clinica che attesti la sua guarigione.