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Maratona: le sensazioni iniziali

Questo articolo si intitola Maratona: le sensazioni iniziali, ma potrebbe intitolarsi: “Stavo bene, ma poi…“. È infatti incredibile quanti runner pensano che la maratona possa corrersi a sensazione, a prescindere dai risultati degli allenamenti e dei test effettuati durante la preparazione. Ogni runner dovrebbe correre la maratona sapendo esattamente quanto vale teoricamente. Ovviamente il valore teorico è solo tale, non dà nessuna garanzia che diventi pratico facilmente. È però vero il contrario: nessun runner può illudersi di realizzare praticamente un tempo decisamente inferiore al proprio valore teorico.

Maratona: le sensazioni iniziali

Il “muro” è l’incubo di tutti i maratoneti, il crollo improvviso che si manifesta dal trentesimo al trentacinquesimo chilometro

Le sensazioni iniziali: professionisti e amatori

Il caso del professionista – Qualunque professionista a livello mondiale sa che se i primi km della maratona li corre in 2’45″/km non arriverà alla fine. Questo perché vorrebbe dire fare il record del mondo di circa 5′. Ciò è impossibile a prescindere dalle condizioni climatiche, dagli avversari e dallo stato del soggetto. Un tale record farebbe immediatamente pensare che l’atleta ha trovato un nuovo e grandioso aiuto farmacologico.

Il caso dell’amatore – La posizione dell’amatore è di solito molto più superba: sa che può valere per esempio 5’/km, ma quando vede i primi passaggi a 4’45″/km stabilisce molto ottimisticamente che “oggi è il suo gran giorno”. Poi verso il trentesimo km cambia idea e maledice il momento in cui si è iscritto alla gara…

Gran parte degli insuccessi nelle maratone amatoriali nascono proprio o dal non conoscere il proprio valore o dall’interpretazione errata degli allenamenti. Errori comuni sono:

a) desumere il proprio valore dalle ripetute. Le ripetute non dicono nulla sulla gestione energetica delle proprie risorse.

b) desumere il proprio valore da test su distanze che non superano i 32 km. Anche in questo caso il test non è attendibile perché non entra nella fascia di riserva energetica, quella che per un runner poco allenato comincia proprio al trenta-trentaduesimo chilometro.

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