Questo articolo si intitola Esorcizzazione dell’infortunio, ma potrebbe tranquillamente intitolarsi Nessuno è immortale e risulterà particolarmente utile a tutti quei runner agli esordi della loro passione che ritengono di poter evitare ogni tipo d’infortunio. È infatti incredibile come ognuno cerchi di esorcizzare l’infortunio con formule proprie, spesso molto originali: chi usa lo stretching, chi il potenziamento, chi la tabella di allenamento, chi i massaggi, chi gli integratori ecc. Non è certo sbagliato utilizzare metodi che diminuiscano le probabilità di infortunio, ma è sicuramente errato pensare che tali metodi possano ridurre la probabilità a zero. Chi tenta l’esorcismo non ha capito che ormai è scientificamente chiaro che l’infortunio (escludiamo i traumi diretti come distorsioni, cadute ecc.) nasce da un’esagerazione qualitativa o quantitativa. Se le cause fisiologiche possono essere tante e ancora non chiare, sicuramente alla base di ogni infortunio c’è un’eccessiva quantità o un’eccessiva qualità (relativamente al soggetto, non in assoluto). E questi errori sono concetti che nessun “esorcismo” può eliminare. Tant’è che si infortunano tutte le classi di atleti, dal principiante al professionista.
È illusorio sperare che stretching e potenziamento salvino dagli infortuni perché, se si diventa più forti o elastici, si è comunque tentati dal dare di più ed ecco che ci si infortuna. È pure illusorio sperare che con una programmazione ad hoc si stia sempre bene. Se si vuole il massimo da sé stessi prima o poi si arriva vicino al limite: l’intelligenza (o la modestia…) sta nel fermarsi un attimo prima del baratro.
Ovvio che se uso una programmazione blanda non mi infortuno, ma ottengo l’80% del mio potenziale. Se, per esempio, un atleta da 30′ sui 10000 m decide di smettere l’attività agonistica ancora integro e si limita a correre 4 volte alla settimana con l’amico che vale 1’/km in più, è abbastanza scontato che avrà probabilità di infortunio molto basse.

L’infortunio nella corsa nasce da un’esagerazione quantitativa o qualitativa
Cosa si intende per “eccessivo”
Per eccessivo si intende
qualcosa cui l’organismo non è abituato.
Con tale definizione ogni gara è “eccessiva” e può generare o predisporre a infortuni; così un allenamento tirato al 100%. Tendendo conto dei rapidi deallenamenti del nostro organismo, il termine abituato non può riferirsi a ciò che facevamo 15 giorni o un mese fa. Ecco che molti infortuni nascono da una ripresa troppo veloce da un periodo di pausa fisica (le classiche due o tre settimane di ferie in cui si stacca con l’allenamento).
Se siamo abituati a usare in pista scarpe superleggere, usarle per compiere qualche allungo non ci infortuna di certo, ben diverso è, con le stesse scarpe, correre una maratona. Tutti, più o meno, corriamo per brevi tratti su terreni non perfetti, quindi correre per un km su un terreno accidentato non provoca problemi (a meno di un trauma acuto come una distorsione), ma farlo per decine di km predispone alla distruzione di tendini e articolazioni.
È importante notare che si parla sempre di probabilità: qualcosa cui l’organismo non è abituato, rischiare qualcosa di eccessivo aumenta le probabilità di infortunio, non dà la certezza di farsi male.
L’incomprensione di questo concetto fa sì che, visto che ci è andata bene diverse volte, si stabilisca che “andrà sempre bene”! Questo ragionamento ottimistico è profondamente errato.
L’analogia del sette e mezzo – Per capirne fino in fondo il perché, consideriamo un giocatore di sette e mezzo che ha scoperto le carte e deve decidere se chiamarne un’altra oppure no. L’atleta è nelle stesse condizioni. Può rischiare quantitativamente e/o qualitativamente e chiamare un’altra carta, e fare sette e mezzo, cioè ottenere la massima prestazione, o “stare” e accontentarsi di una magari buona prestazione (ma non ottimale), senza rischiare. Se chiama un’ulteriore carta e supera il sette e mezzo, ecco che si infortuna.