Per affrontare l’argomento “economia della corsa” sono necessarie alcune basilari premesse. Il massimo consumo di ossigeno è uno dei parametri più importanti presi in considerazioni nella fisiologia dello sport. Tuttavia non è l’unico fattore che influenza la prestazione, infatti non è affatto vero che l’atleta che fornisce la massima prestazione sia anche quello che presenta il massimo consumo di ossigeno. Anzi, è stato osservato che in alcuni sport di resistenza atleti dalle prestazioni eccellenti presentano un massimo consumo di ossigeno che si colloca attorno a valori medi, anzi mediocri. A sua volta il massimo consumo di ossigeno è influenzato dalla gittata cardiaca e dalla percentuale di ossigeno che esiste tra il sangue portato ai muscoli dalle arterie e quello che ritorna al cuore (questa quantità è detta differenza di ossigeno arterovenosa). Appare chiaro che le prestazioni della corsa sono determinate principalmente dalla percentuale del massimo consumo di ossigeno che il corpo riesce ad utilizzare nel ciclo del lattato e dalla percentuale della massima frequenza cardiaca sopportata durante la corsa.
Questi due fattori compongono ciò che viene chiamato economia della corsa. Questa espressione, come suggerisce il significato letterale, indica che il corpo, se ha un’alta economia, riesce a impiegare un minor volume di ossigeno a parità di carico di lavoro.
L’economia energetica della corsa è un fattore individuale, legato solo in parte a fattori oggettivi e misurabili.
Per esempio, in generale è stato osservato che le donne presentano una minore economia energetica nella corsa rispetto agli uomini. Anche nei bambini questo parametro è molto basso, ma tende ad aumentare con il crescere dell’età [1]. Questo aspetto ha suggerito che l’economia energetica sia legata alla tecnica di corsa, che specialmente nei bambini risulta essere molto carente. Sugli effetti dell’allenamento, gli studi non sono concordi. Infatti, la maggior parte delle ricerche ha concluso che
l’allenamento migliora l’economia energetica della corsa.
Anche se tale fatto non è condiviso da tutti [2].
Si può misurare l’economia della corsa?
Alcuni ricercatori [3] hanno suggerito un modo per misurare l’economia della corsa: essa può essere calcolata misurando il massimo consumo di ossigeno per sforzi submassimali protratti per un minuto. Lo studio è tuttavia limitato a soli 13 atleti di velocità, quindi occorre considerare il metodo con qualche cautela. La cosa interessante evidenziata in [3] è che atleti con basso consumo di ossigeno presentano una maggior economia energetica: è come se il fisico, avendo a disposizione un motore meno potente, cercasse di ottimizzarne il rendimento.

L’economia energetica della corsa è un fattore individuale, legato solo in parte a fattori oggettivi e misurabili
L’economia energetica e altri sport
L’economia energetica, anche per lo stesso individuo, varia a seconda dello sport praticato. Per esempio, un atleta può presentare alti consumo di ossigeno nella camminata o nello step e avere invece un basso consumo di ossigeno nella corsa.
Per quanto riguarda altri sport, come il nuoto o il ciclismo, alcune ricerche hanno evidenziato come l’economia sia legata a fattori tecnici dell’esecuzione del gesto atletico. come l’impiego delle braccia nella battuta o il galleggiamento nel nuoto, o a fattori più legati alla fisiologia, come la prevalenza di fibre muscolari di tipo I nel ciclismo.
Bibliografia
[1] G. S. Krahenbuhl, T. J. Williams: Running economy: changes with age during childhood and adolescence. Medicine and Science in Sports and Exercise, 24. pagg. 462-566, 1992.
[2] D. W. Morgan, M. Craib: Physiological effects of running economy. Medicine and Science in Sports and Exercise, 24. pagg. 456-461, 1992.
[3] J. T. Daniels et. al.: VO2max during five modes of exercise. Proc. of the World Congress of Sports Medicine, pagg. 904-915, Editori Backl, Prokop, Sucket, Vienna 1984.