Cosa ne pensate di questo articolo che parla del rapporto fra donne e sport (dal punto di vista prestativo)? Prima di scoprire la nostra analisi, provate a dare velocemente un vostro giudizio. Glicogeno, polpacci e maternità: ecco perchè nelle ultramaratone le donne “sorpassano” gli uomini – L’impresa di Jasmin Paris che ha vinto la Spine Race, una delle corse più lunghe e più dure del pianeta (428 chilometri lungo le colline Pennine in Inghilterra, 126 partecipanti), battendo tutti gli uomini che partecipavano alla gara, ha scatenato in Gran Bretagna dibattiti, studi e riflessioni sul confronto di generi nel running di lunghissima resistenza. E la “riscossa rosa” viene confermata anche in altre disicpline analoghe, dal nuoto al ciclismo. Ho lasciato il titolo come appare su “la Repubblica”, con perché scritto con l’accento sbagliato. Alcuni importanti quotidiani nazionali hanno una rubrica online che tratta il running. Confesso che le seguo raramente, perché le trovo piene di strafalcioni scientifici, inutili toni sensazionalistici (quelli tipici dei runner fissati) e, di fatto, poco professionali.
L’articolo in oggetto non sfugge a questa critica. Spero che in pochi secondi abbiate preso una posizione corretta. L’articolo non ha spessore perché viene massacrata una materia a me cara, la statistica, una pietra fondamentale della razionalità (vedasi il senso statistico che si può avere anche senza aver studiato statistica).
La cosa gravissima è che il giornalista non si limita a riportare la notizia, ma cerca anche assurde e improbabili spiegazioni:
- le donne hanno un maggior immagazzinamento di glicogeno (lo chiama “materiale energetico di riserva”, mentre è fondamentale!). Peccato che, comunque, il glicogeno finisca molto presto, come sanno tutti i maratoneti che incontrano il muro al trentesimo km, e che il suo ripristino (tramite cibo assunto in gara) avvenga alla stessa velocità sia negli uomini che nelle donne.
- Polpacci e cosce negli uomini tenderebbero (per lo meno qui il giornalista usa il condizionale) ad affaticarsi di più. Ovvio, perché gli studi che lo dimostrano sono fatti al massimo impegno e ciò vuol dire una velocità superiore di circa il 10-15% negli uomini.
Patetico, infine, come fattore vincente, il richiamo alla maternità, con la vincitrice che ha dichiarato che nei momenti più difficili pensava alla sua bambina…
Poiché errare è umano, ma perseverare è diabolico, il nostro aspirante al Pulitzer che fa? Cita altri sport dove in gare estreme le donne hanno ottenuto risultati superiori a quelli degli uomini.
Veniamo ora alla spiegazione dell’assurdità dell’articolo. Si basa su due punti fra di loro correlati:
- Queste gare sono affrontate da soggetti che mai hanno avuto un passato da campioni di caratura internazionale, di fatto sono “atleti scarsi”. Battono il 99,9% degli amatori, ma sulla scena internazionale non sarebbero nessuno. Questo concetto l’ho spiegato più volte parlando delle ultramaratone. Se queste gare avessero un premio adeguato allo sforzo e al recupero necessario per correrne un’altra (tipo un milione di euro al vincitore), state certi che la nostra Jasmin, pur battendo centinaia di uomini, non arriverebbe nei primi 50.
- I partecipanti non sono un numero significativo, se paragonati per esempio ai 10.000 di una maratona.

Ha senso parlare di donne che “superano” gli uomini nella corsa, nel nuoto ecc.?
Spieghiamo ancora meglio i due punti. Le migliori maratonete a livello mondiale corrono la maratona in meno di 2h20′. Ognuna di loro potrebbe tranquillamente vincere una maratona minore (quelle dove i premi sono scarsi e non ci sono atelti di rilievo); per esempio nella maratona per la pace Napoli-Pompei (147 partecipanti) il vincitore maschile ha corso in 2h36’56”!!!
Prendiamo un altro esempio nelle ultramaratone, Olmo, che a 70 anni vince ancora (ovviamente è dovuto andare in Mozambico o in Bolivia perché l’Ultra trail du Mont Blanc è una gara ormai troppo competitiva, la sua vittoria risale a quando aveva 59 anni). Cosa direste di un giornalista che scrivesse un pezzo dal titolo “più si è vecchi e più si va forte?”.
Per chi non fosse ancora convinto cito un altro esempio, riporto qui un brano dell’articolo sulle pari opportunità:
Negli scacchi, per esempio, le migliori giocatrici mondiali non sono mai entrate nella top ten (nel 2005 J. Polgar era ottava, il miglior piazzamento di sempre, ma nel 2018 la campionessa mondiale Hou Yifan veleggia fra la 60-esima e la 95-esima posizione). Non è questione di intelligenza, ma semplicemente di resistenza fisica e mentale.
Ovviamente la Polgar ha vinto centinaia di tornei con molti fortissimi giocatori maschi e oggi anche la Hou ne vince, ma, citandone uno, sostenere che “le donne sorpassano gli uomini negli scacchi” sarebbe comico.
Purtroppo, la statistica è una grande sconosciuta. Consideriamo la popolazione italiana. Secondo le statistiche, un terzo crede al malocchio (infatti la nostra pagina sul malocchio va fortissimo!) e sono evidentemente irrecuperabili. Degli altri due terzi, più di un terzo non riesce a rispondere (nel senso che sbaglia o non si pronuncia) su questo banalissimo e semplicissimo quesito: nei primi 4 lanci di una moneta non truccata è uscita quattro volte testa; al quinto cosa puntereste, testa o croce?
Pensateci e date la riposta immediata per sapere se siete in quel 20% di italiani che è immune da truffe di ogni tipo, che non vien truffato dalle banche o dalle promesse impossibili che permeano questa società.
Per capire come sia facile truffare chi non conosce la statistica, vorrei dirvi che per voi domani sarà un giorno molto rischioso. Infatti, domani o voi morite o non morite. Gli eventi sono solo due, quindi avete il 50% di morire! Anche qui ci vuole un nanosecondo per smontare il ragionamento (molti lo fanno nel modo sbagliato, dicendo… “eh, ma di solito questo eccidio non si verifica, quindi deve esserci qualcosa di sbagliato nel ragionamento”, senza capire cosa c’è di sbagliato).
Saltando un po’ di palo in frasca, la cultura statistica degli italiani è sicuramente colpa della scuola che continua assurdamente a puntare sulla materie umanistiche, viste come unica fonte di cultura. Così, mentre le grandi fortune vengono fatte con la tecnologia (Gates/Microsoft, Page e Brin/Google, Zuckerberg/Facebook, Bezos/Amazon), a noi resta Matera. Il problema è che con i sassi di Matera ai colti italiani restano le briciole…
P.S. La risposta al test della moneta è che, al quinto lancio, testa e croce hanno ancora la stessa probabilità di uscita, il 50% perché la moneta non ha memoria dei lanci precedenti. Se non avete saputo rispondere o avete risposto croce (o testa) beh… comprate Migliora la tua intelligenza. Capirete perché per esempio alla roulette non si può vincere giocando sul rosso o sul nero.
Idem nel quesito sulla morte: chi vi sta infinocchiando vi prospetta i due eventi come equiprobabili (il trucco è che le sue parole vi fanno credere che abbiano la stessa probabilità) e desume il 50%; peccato che gli eventi non siano equiprobabili!