Non è semplice parlare di differenza prestativa uomo-donna. Nell’ambito dell’atletica, per esempio, tale differenza potrebbe essere banalmente desunta dalla differenza dei due record del mondo sulle varie distanze (per esempio, sulla maratona è inferiore al 9%, vedasi la nostra pagina dei record). Tale posizione non è però corretta perché non tiene conto del sospetto del doping (le pratiche dopanti sono molto più efficienti nella donna che non nell’uomo perché l’aumento della potenza e la diminuzione del grasso corporeo sono più facilmente realizzabili nel sesso femminile). Un’altra posizione è quella che esamina semplicemente le medie ottenute sulle prime 100 donne e sui primi 100 uomini su una determinata distanza. Anche questo concetto è errato perché non tiene conto che per ragioni diverse le donne fanno meno sport e quindi hanno meno opportunità di essere coinvolte in prestazioni di alto livello. Non a caso maratone nazionali possono essere vinte con tempi femminili che, trasportati al maschile, sono tipici di un amatore di non eccelsa caratura, amatore che mai riuscirebbe ad arrivare nelle prime posizioni di una maratona maschile. Si esprime il concetto dicendo che “in campo femminile c’è minore concorrenza”.
Sembra che anche la ricerca non sia concorde. Gli studi sui nuclei familiari (per eliminare possibili fattori non legati al sesso) mostrano delle discrepanze, parlando di un peggioramento dal 15 al 30%. In realtà, se si esaminano con più attenzione, si scopre che
nella corsa di resistenza quanto più alto è il livello di allenamento e tanto più la differenza fra uomo-donna si avvicina al 15%.
Un dato numerico fra l’altro abbastanza facile da ricordare e da gestire. Non a caso la differenza fra i minimi di partecipazione maschile e femminile per le più importanti manifestazioni di maratona è circa del 15%.
Vediamo in una semplice tabella le equivalenze prestative.
Equivalenze prestative
Uomo | Donna |
3′ | 3’27” |
3’30” | 4’01″5 |
4′ | 4’36” |
4’30” | 5’10″6 |
5′ | 5’45” |
5’30” | 6’19″5″ |
La prima cosa che salta all’occhio dalla tabella è che il livello medio della corsa agonistica amatoriale è decisamente basso a livello femminile. Mentre ci sono moltissimi atleti che corrono per esempio i 10000 m in meno di 40′, esiste un numero di donne decisamente più limitato che corre in meno di 4’36″/km. Ciò è sicuramente dovuto al fatto che la percentuale di donne che fanno sport è inferiore a quella degli uomini, ma anche, e soprattutto, allo stereotipo della donna che fa sport in modo blando e a finalità solo dimagranti. Finché non cambierà la mentalità e le donne che partono dalla sedentarietà non comprenderanno l’importanza di allenarsi con la stessa intensità degli uomini, difficilmente il livello medio delle prestazioni femminili aumenterà.
Il secondo punto importante (ma è solo un rilievo matematico che sfugge ai più) è che la differenza dipende dal livello prestativo. Considerando i top runner, ciò non è evidente perché, se si confrontano i minimi olimpici, l’escursione (al km) dai 5000 m alla maratona è di circa 25″; ciò porterebbe a credere che la differenza al km fra uomo e donna non sia percentuale, ma fissa (per esempio 25″/km). In realtà, tale differenza è percentuale (15%).
L’importanza della tabella – Oltre a rendere assoluto il livello di una prestazione femminile, la tabella consente di parametrare correttamente i risultati di allenamenti misti: un uomo e una donna che hanno per esempio una differenza di 30″/km su un 3000 m, sulla mezza maratona possono avere una differenza di 36″/km.

Nella corsa di resistenza quanto più alto è il livello di allenamento e tanto più la differenza fra uomo-donna si avvicina al 15%
Le principali differenze fisiologiche che influenzano la performance sportiva
Quali sono le principali differenze fra uomini e donne che influenzano la prestazione sportiva?
Analizziamo alcuni fra i parametri più significativi.
Antropometria – Dal punto di vista antropometrico la donna risulta sicuramente svantaggiata; la statura dei soggetti di sesso femminile, infatti, è mediamente inferiore rispetto a quella degli uomini. Facendo riferimento alla proporzione esistente fra le parti del corpo in rapporto alla statura, nelle donne risultano mediamente più corti gli arti superiori. Ciò fa sì che, nel momento in cui gli arti superiori devono fungere da leve, i bracci di leva delle donne risultano ridotti rispetto a quelli dei maschi sia per quanto concerne la potenza sia per quanto concerne la resistenza; ne conseguono, a prescindere dalla forza sviluppabile dai muscoli, una minore forza e una minore produzione di lavoro.
Con la crescita le femmine acquisiscono un centro di gravità del corpo più basso rispetto a quello dei maschi; nelle donne si ha un maggior sviluppo delle cosce e un allargamento del bacino, mentre nei maschi si apprezza un maggiore sviluppo di torso e spalle. Il busto dei maschi poi diventa più muscoloso. Se è vero che nelle donne si registra un maggior senso dell’equilibrio, si osserva per contro che i maschi acquisiscono un vantaggio meccanico e strutturale che consente loro maggiori forza e velocità.
Il peso e la composizione corporea – Nelle donne, il peso corporeo risulta mediamente inferiore; la cosa che però penalizza il sesso femminile è soprattutto la diversa composizione corporea. In media, infatti, considerando la popolazione generale, la massa grassa delle donne si aggira sul 25%, mentre negli uomini è di circa il 15%; tali valori sono decisamente più bassi per entrambi i sessi sia nei soggetti fisicamente attivi sia, a maggior ragione, negli atleti di alto livello.
In linea generale, la maggior percentuale di grasso nelle donne penalizza le loro prestazioni sportive, tuttavia, esiste una disciplina in cui tale caratteristica le avvantaggia, il nuoto di fondo. La maggior presenza di grasso sottocutaneo, infatti, favorisce il galleggiamento e consente un risparmio energetico; inoltre le gambe rimangono più in superficie e ciò permette una nuotata maggiormente idrodinamica; il grasso, per di più, nelle competizioni di nuoto sulle lunghe distanze, dota le donne di un migliore isolamento termico.
Tessuto muscolare – Anche per quanto riguarda il tessuto muscolare, il predominio è maschile; facendo riferimento alla massa corporea, il tessuto muscolare degli uomini, infatti, è di circa il 45%, mentre nelle donne risulta essere circa il 36%. Diversa è anche la disposizione della massa muscolare; a differenza di quanto accade negli uomini, infatti, nelle donne la massa muscolare è maggiormente disposta sulla parte inferiore del corpo.
Forza muscolare – Prima della pubertà non ci sono, fra uomini e donne, sostanziali differenze nella forza muscolare. Tali differenze però si accentuano durante il periodo della pubertà, si mantengono nel corso dell’età adulta e tendono a ridursi durante gli anni della vecchiaia. Le differenze nella forza muscolare sono correlate al maggiore sviluppo della massa muscolare, sviluppo favorito negli uomini dalla maggiore produzione di testosterone, un ormone androgeno i cui livelli sono decisamente diversi nei due sessi (i valori normalmente variano nell’uomo a seconda dell’età: prima dello sviluppo fra 0,1 e 5 ng/ml, nell’età adulta fra 4,5 e 8,5 ng/ml, oltre i 60 anni fra 1 e 5 ng/ml. Nella donna variano nella fase follicolare fra 0,25 e 0,35 ng/ml, nella fase preovulatoria fra 0,33 e 0,47 ng/ml, nella fase luteinica fra 0,30 e 0,40 ng/ml, durante la menopausa fra 0,25 e 0,35 ng/ml).
Consegue da tutto ciò che gli uomini risultano sicuramente avvantaggiati in tutte quelle discipline che richiedono notevoli livelli di forza, velocità e potenza. In linea generale, se non si prendono in considerazione le differenze relative alla taglia e alla composizione corporea, nella donna la forza muscolare corrisponde al 75% circa di quella dell’uomo. La differenza di forza fra uomini e donne varia però a seconda dei distretti muscolari che si prendono in considerazione; risulta infatti maggiore nei muscoli delle braccia e inferiore in quelli delle gambe. Con l’allenamento, la forza della donna aumenta, ma il guadagno ottenibile è inferiore rispetto a quello dell’uomo.
Massimo consumo d’ossigeno (VO2max) – Nell’età infantile, questo parametro mostra differenze trascurabili fra uomini e donne, tali differenze, però, diventano decisamente più sensibili in età adulta.
Nelle donne adulte, infatti, il valore di VO2max è in media inferiore rispetto agli uomini di una percentuale compresa tra il 15 e il 30% (per soggetti non allenati) e scende al 15-20% per atlete allenate. Uno dei motivi potrebbe essere la differente composizione corporea, in particolare la maggior massa grassa delle donne.
Un altro motivo che differenza i sessi in relazione al massimo consumo di ossigeno è la maggior concentrazione di emoglobina (10-14% in più) negli uomini, dovuta a sua volta a valori più elevati di testosterone. Questo aspetto suggerisce che il sistema circolatorio degli uomini abbia maggior capacità di trasporto dell’ossigeno rispetto a quello delle donne e, conseguentemente, possa erogare una maggior capacità aerobica, alla quale il valore di VO2max è correlato. Ulteriori approfondimenti su questo aspetto sono disponibili nel paragrafo Massimo consumo di ossigeno: da cosa dipende? contenuto nel nostro articolo Il massimo consumo di ossigeno.
Apparato cardiocircolatorio – A livello di apparato cardiocircolatorio, le differenze principali fra uomini e donne sono relative alle dimensioni delle camere cardiache (ricordiamo che il cuore è composto da quattro camere cardiache, due superiori – atrio destro e atrio sinistro – e due inferiori – ventricolo destro e ventricolo sinistro), alla concentrazione ematica di emoglobina e al volume di sangue circolante; nelle donne tutti questi parametri risultano inferiori.
A motivo del minor volume del cuore femminile (650 cc contro 800 cc), la gittata cardiaca massima della donna risulta mediamente inferiore del 25% circa rispetto a quella dell’uomo; tale differenza porta con sé una minore capacità di trasporto di ossigeno da parte del sangue. A causa del minor numero di eritrociti (globuli rossi) per mm cubi di sangue circolante (e conseguentemente di più bassi livelli di emoglobina), il contenuto di ossigeno in 100 ml di sangue arterioso si aggira sui 19,5 ml nell’uomo e sui 16,5 ml nella donna. Ciò penalizza le donne soprattutto nelle discipline aerobiche.
Mobilità articolare – Gli uomini possiedono una maggiore flessibilità articolare rispetto alle donne per quanto riguarda le zone delle spalle e del tronco, mentre i soggetti di sesso femminile, al contrario, hanno una maggiore flessibilità a livello di arti inferiori, in particolar modo per quanto riguarda l’abduzione (in anatomia funzionale per abduzione si intende un movimento che allontana un membro dalla linea mediana del corpo).
Non si esauriscono certo qui tutte queste differenze fisiologiche fra uomini e donne, ma questa breve carrellata è già sufficientemente indicativa del perché le prestazioni atletiche maschili sono mediamente superiori a quelle femminili.