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Corsa e cani randagi

Perché un articolo su corsa e cani randagi? Presto detto: molti amici runner che seguono il nostro sito, in particolar modo quelli che si allenano in aperta campagna, si trovano a volte ad affrontare il problema del randagismo. Sono diverse le mail che ci arrivano chiedendoci qualche consiglio in merito e con questo articolo vogliamo provare a dare risposte concrete.

Sensibilità individuale

Nel caso in cui i cani siano randagi, ma abbiano un proprietario si deve cercare di sensibilizzarlo. Come sa chi visita il sito, amo moltissimo i cani, ma non accetto che creino problemi per la stupidità dei loro padroni. Il modo migliore di sensibilizzare il proprietario menefreghista (“Ma non fa nulla!” è il commento idiota) è di farlo ragionare con calma: “Vede, se il suo cane mi morde o morde qualcuno, lei rischia una denuncia e una condanna per migliaia di euro. Perché rischiare? Non può tenerlo a bada?”. Devo dire che questo funziona solo con le persone che non avevano mai preso in considerazione il rischio e che hanno un grado di civiltà medio-alto.

Un metodo che funziona solo quando si ha a che fare con persone deboli che per pigrizia non si occupano del loro cane come dovrebbero è di crear loro problemi, sempre rimanendo però nel limite della legalità (per esempio, per dissuadere i proprietari che portano i cani a passeggiare liberamente sulle ciclabili, basta urlargli ogni sera: “Allora, lo tieni al guinzaglio o vuoi che ci faccia cadere?”. È praticamente certo che alla fine il proprietario del cane cambierà orario oppure la zona).

Sensibilità collettiva

Purtroppo molti sono gli incivili e ci si può imbattere in uno o più di questi. In tal caso è necessario rivolgersi alle autorità competenti (la polizia locale, cioè il Comune), segnalando il problema e “pretendendo” che sia risolto. Se un sindaco, un capo dei vigili ecc. non sanno badare ai cani, come possono badare alle persone? Se la nostra pretesa non viene “esaudita” si può passare alla denuncia, ma in questo caso è opportuna l’assistenza di un legale con costi che il singolo può ritenere eccessivi (meglio trovare altri che “sentano” lo stesso problema). Il ricorso alle autorità ottiene maggiori risultati quando si identifica il proprietario dell’animale randagio, mentre per animali senza padrone è di solito necessario ricorrere a pressioni più forti.

Corsa e cani randagi

Quando ci si sta allenando e si incontra un cane è opportuno iniziare a rallentare e iniziare a camminare

Consigli pratici

A priori è necessario valutare il grado di pericolosità della zona e delle alternative. Infatti, se i cani si trovano solo su un percorso, prima di affrontare una “guerra” è ovviamente opportuno cambiare percorso di allenamento, comunque segnalando il problema alle autorità (nel tal posto alla tal ora sono stato aggredito…). Detto questo, nel caso ci trovassimo ad affrontare un’emergenza queste sono le cose da fare:

  • Quando ci si sta allenando e si incontra un cane è opportuno iniziare a rallentare e iniziare a camminare; il continuare a correre è un comportamento imitativo della “preda che fugge” e ciò può eccitare ancora di più l’animale. Tenete conto che le speranze di “seminare” un cane correndo sono pressoché nulle visto che i cani possono raggiungere velocità prossime ai 50 km/h!
  • La taglia ha la sua importanza, se i cani sono di piccola/media taglia e si incontrano saltuariamente, basta fermarsi, urlare qualche parola e il problema è risolto (a dire il vero spesso funziona anche con quelli di taglia grande, ma è il caso di provarlo se non si hanno altre risorse!). Comunque sia, in linea generale, se siamo in presenza di cani di statura piccola (inferiore ai 15 kg), si può anche cercare di affrontarli, ma bisogna evitare di farlo con cani di taglia media-grande.
  • Importante anche la razza. Per esempio tutti sanno che le razze da caccia, anche se randagie, non assalgono mai e che sono molto più pericolosi i cani a branco che il cane isolato ecc.
  • Non si deve mostrare paura (la postura riveste un ruolo fondamentale: si deve tenere la schiena dritta, la testa alta e le braccia basse).
  • Il cane non va mai fissato negli occhi; lo considererà come un segno di sfida.
  • Per quanto, soprattutto in alcune circostanze, non sia facile mantenere la calma, bisogna sforzarsi di farlo. Anche se non ce ne rendiamo conto, nei nostri vari stati d’animo, il nostro corpo emette odori che il cane è in grado di percepire; se abbiamo paura il cane se ne renderà perfettamente conto.
  • Come già accennato, le situazioni più pericolose sono quelle in cui ci si imbatte in un branco; per cercare di risolvere la situazione è necessario emulare il capobranco, generalmente sempre tranquillo, equilibrato e sicuro di sé. Mai il capobranco mostra la paura. Bisogna cercare di fare altrettanto.
  • Se, nonostante tutte le precauzioni, dovessimo subire un attacco, è necessario cercare di limitare il danno. Per prima cosa bisogna coprirsi la gola, il nostro punto più debole. Se il cane ci morde, non è saggio cercare di aprirgli la bocca con le mani, correremmo il rischio di farci mordere anche queste. Piuttosto, bisogna cercare di colpire il cane sul suo punto più debole, ovvero la punta del naso (il cosiddetto tartufo).

Infine un ultimo saggio consiglio: cercarsi, se possibile, un compagno di allenamento. Oltre a tenere a bada i cani, serve anche per allenarsi meglio!

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