La carnosina è una molecola composta da due aminoacidi (e per questo è detta dipeptide), la b-alanina e l’istidina; è nota anche come B-alanin-L-istidina. La sua scoperta è stata fatta dal biochimico russo Vladimir Sergeevich Gulevich (1867-1933), noto anche per l’isolamento della carnitina. La carnosina viene utilizzata in campo medico per i suoi effetti cicatrizzanti, ma è soprattutto nota come supplemento alimentare. L’interesse per la carnosina nell’ambito dell’integrazione alimentare deriva dal fatto che tale sostanza si trova in buona quantità nel tessuto muscolare (in quello dell’uomo e anche in quello di quasi tutti i Vertebrati), per il quale regola alcuni processi metabolici di produzione dell’energia. Oltre che nei muscoli, la carnosina è presente anche nel cervello; a tutt’oggi l’attività biologica di questa sostanza non è stata ancora chiarita del tutto. Le fibre muscolari bianche generalmente contengono più carnosina rispetto a quelle rosse e si può stimare una concentrazione media di tale sostanza nei muscoli di 300 mg per ogni etto di tessuto. Una ricerca di diversi anni fa ha messo addirittura in relazione la concentrazione di carnosina di alcune specie animali con la loro massima aspettativa di vita. Si è osservato, inoltre, che i livelli della molecola decadono significativamente con il passare degli anni, con una perdita del 63% passando dai 10 ai 70 anni.
Gli effetti della carnosina
I primi studi scientifici sulle proprietà della carnosina hanno dimostrato che ha proprietà antiossidanti, ovvero riduce i danni provocati dalla produzione dei radicali liberi, in quanto migliora le funzionalità della membrana cellulare. In questo senso, la carnosina opera in stretta sinergia con altri micronutrienti ad azione antiossidante (betacarotene e vitamine E e C).
Migliorando le funzionalità delle membrane cellulari, queste risultano meno sensibili all’attacco dei radicali liberi, che altrimenti nel tempo produrrebbero un effetto degenerativo sulla membrana stessa.
Un altro effetto dimostrato è quello di controllare i livelli di calcio nelle cellule del miocardio, migliorando quindi la funzionalità cardiaca.
Sono stati fatti diversi studi sulla possibilità di impiego della carnosina nel trattamento della malattia di Alzheimer in quanto sembrerebbe avere un effetto inibitore sulla formazione delle placche, proteggendo le cellule del cervello.
Le proprietà antiossidanti attribuite alla carnosina le hanno conferito una discreta fama come integratore anti-age, in particolar modo negli USA; i fautori dell’integrazione con carnosina consigliano di associarla alla vitamina E e altre sostanze ad azione antiossidante allo scopo di rallentare i processi di invecchiamento dell’organismo.
Carnosina e l’integrazione mirata all’attività sportiva
In campo sportivo, gli aspetti più interessanti della sostanza in questione sono essenzialmente due.
Il primo aspetto è relativo alla sua capacità di “tamponare” l’acido lattico prodotto sotto sforzo muscolare. Questo aspetto è però da considerare con attenzione, in quanto tale capacità, particolarmente spiccata negli animali, risulta più ridotta nei muscoli umani, arrivando a circa il 7% della capacità complessiva del muscolo impegnato nello sforzo anaerobico. In questo meccanismo la carnosina si lega all’acido lattico, in particolare alla molecola dell’idrogeno dell’acido, stabilizzando così il pH intracellulare.
Il secondo aspetto è invece relativo alla sua capacità di aumentare la produzione di ATP (processo noto come fosforilazione ossidativa), attivando un enzima che aumenta la velocità di produzione dell’energia e la funzionalità delle miofibrille (che sono la parte contrattile delle fibre muscolari).
Per tutti questi motivi, la carnosina suscita interesse come antiossidante (e integratore antinvecchiamento in generale) e come coadiuvante della funzionalità contrattile dei muscoli. Grazie al suo effetto tampone, la carnosina consentirebbe prestazioni sub-massimali più lunghe e un recupero più veloce dopo la prestazione.
Alcuni studi hanno misurato mediante il test di Wingate (test fatto al cicloergometro che stima la massima potenza anaerobica) una capacità di recupero muscolare migliore e, a livello chimico, un aumento dei livelli di 2,3 difosfoglicerato (DPG) nei globuli rossi e del rapporto 2,3 DPG/emoglobina.
Tuttavia, gli svantaggi dell’integrazione di carnosina sono da tenere in considerazione: l’alto costo, dovuto alla difficoltà di produzione che ne limita la diffusione e, conseguentemente, una raccolta statistica significativa dei vantaggi del suo utilizzo, e il dosaggio, sul quale non c’è assolutamente nessuna concordanza nei vari studi (si va da 300-400 mg al giorno fino a 5 grammi al giorno).
Anche sull’assunzione non è ben chiara la tempistica, alcuni suggeriscono di assumerla prima della gara, altri il giorno precedente, presupponendo una capacità di “stoccaggio” nei muscoli.

La formula bruta della carnosina è C9H14N4O3
Il nostro giudizio
A nostro parere l’integrazione con carnosina è attualmente impossibile. Infatti i bassi dosaggi degli integratori sono giustificati solo commercialmente: pur di vendere, si reputano sufficienti. Ad alti dosaggi il costo da sostenere non è sicuramente compensato dai risultati eventualmente ottenibili.