Caldo ed età, un argomento molto gettonato. Puntualmente, infatti, con l’arrivo dell’estate, i telegiornali abbondano di consigli su come sia preferibile diminuire o evitare l’attività fisica per gli anziani, considerati soggetti particolarmente sensibili al caldo. Tuttavia, gli studi scientifici hanno evidenziato alcune conclusioni ben più articolate rispetto al generico consiglio di “evitare di uscire o muoversi nelle ore più calde della giornata…”. I test sperimentali condotti per capire come il caldo sia un fattore discriminante sull’attività fisica al variare dell’età consistono nel misurare la frequenza cardiaca (in battiti al minuto) al variare dell’intensità dello sforzo, in gruppi omogenei di campioni (soggetti giovani e soggetti anziani, a loro volta distinti in uomini e donne). L’ipotesi è che con il passare del tempo i soggetti anziani perdono la capacità di acclimatarsi al caldo, perdendo quindi in prestazioni. In uno studio di Thomas [1] del 1971, soggetti compresi tra 60 e 93 anni sono stati esaminati sottoponendoli a uno sforzo compreso tra 2 e 5 volte il metabolismo basale, per un periodo di tempo di 70 minuti, durante l’esposizione al calore. Come ci si poteva aspettare, i soggetti anziani meno prestanti dal punto di vista fisico mostravano mediamente una frequenza cardiaca più elevata, ma la differenza della temperatura del corpo era irrilevante (compresa tra 0,2 e 0,3 ˚C). Altri studi che hanno approfondito l’analisi si sono concentrati su parametri più significativi, come la capacità di termoregolazione, la composizione corporea e il livello di idratazione. I risultati ottenuti sono sorprendentemente diversi dalla nozione che comunemente si ha del problema. Infatti è stato evidenziato come
atleti ben allenati di 50 anni non hanno mostrato una differenza nel meccanismo di termoregolazione rispetto ad atleti giovani [2], anche durante sforzi prolungati come la maratona [3].
Le differenza legate all’età quindi non riguardano il momento dello sforzo fisico e il meccanismo di termoregolazione che deve intervenire durante l’esposizione al calore, ma nella fase di recupero, in quanto
nei soggetti anziani la disidratazione conseguente l’esercizio fisico effettuato al caldo si risolve più lentamente rispetto ai soggetti giovani.
Ciò è dovuto alla riduzione della capacità di percepire la sete che si evidenzia con l’avanzare dell’età. Come conseguenza l’età avanzata non pregiudica le prestazioni in ambiente sfavorevole a temperature elevate, ma espone l’anziano a una maggiore disidratazione conseguente l’esercizio fisico.
Oltre a ciò, negli anziani si è osservato un ritardo nell’innesco del meccanismo di sudorazione e una riduzione della sudorazione complessiva.
Per approfondimenti si consulti anche l’articolo Colpo di calore.

Fra i vari cambiamenti nell’organismo associati all’invecchiamento c’è anche la riduzione del numero di ghiandole sudoripare
Riferimenti bibliografici
[1] C. C. Thomas: The environment and performance. In Physiology of Work Capacity and Fatigue, editore E. Simonsen, Springfiled, IL (USA), 1971.
[2] S. Robinson: Training, acclimatization and heat tolerance, Ca. Med. Ass. Journal, 96-795, 1967.
[3] K. B. Pandolf: Thermoregulatory responses of middle-aged and young man during dry-heat acclimatization, J. Applied. Physiol. 65, 1988.