Tantissimi runner sono interessati all’influenza dell’attività sessuale prima della gara. So che questo articolo li deluderà moltissimo, ma purtroppo la ricerca non aggiunge nulla a ciò che il semplice buon senso può svelare. Infatti si suppone che l’attività sessuale sia svolta almeno due ore prima della gara. Tale intervallo è del tutto sufficiente a ristabilire (nell’uomo, nella donna questo problema è marginale) ogni livello ormonale. Pertanto non ha pregio il tentativo di chi cerca di risolvere il problema indagando le modifiche ormonali di tipo fisico (quelle di tipo psichico le esamineremo fra poco). È più opportuno indagare separatamente i vari contributi e poi sommarli nel caso specifico.
L’energia – È sicuramente il fattore più trascurabile, a meno che non si parli di una notte intera di amore conclusasi nell’immediata vicinanza di una gara. Le calorie consumate sono sicuramente inferiori a quelle di un buon riscaldamento con allunghi.
Il sonno – Questo punto è invece molto più importante, Quando il sesso disturba il normale ritmo sonno-veglia, sicuramente la prestazione viene penalizzata. La colpa però non è del sesso in sé quanto del fatto che è la causa della perdita o dell’alterazione del sonno.
La psicologia – Il fattore più importante. Può influenzare:
- l’aspetto ormonale
- la gestione della fatica
- le motivazioni.
Occorre rilevare la differenza nello stato emotivo del soggetto fra prima e dopo l’attività sessuale. Se tale stato è uguale, il sesso non modifica la prestazione. Se invece è alterato, occorre verificare se la variazione è positiva o negativa.
Dal punto di vista ormonale, un perdurante stato di eccitazione può portare a un depauperamento delle riserve ormonali e nervose del soggetto oppure caricarlo nel modo giusto. In genere la curva ha la classica forma a campana, in cui lo stato di carica raggiunge un massimo (che dovrebbe coincidere con la gara) e poi rapidamente scende anche al di sotto dei valori normali (stanchezza da sovreccitazione). Questo aspetto, tranne casi eccezionali, non è mai così eclatante da penalizzare la prestazione oltre misura.

L’aspetto psicologico del dopo-rapporto influisce più sensibilmente sulla gestione della fatica
Sicuramente l’aspetto psicologico del dopo-rapporto influisce più sensibilmente sulla gestione della fatica. La variazione dello stato emotivo rielabora in modo diverso la fatica. L’eccitazione del dopo rapporto può anestetizzare la fatica oppure il rilassamento eccessivo (siamo già nella fase di scarico) può abbassare la nostra soglia di fatica perché siamo meno propensi a soffrire in una situazione in cui ci aspettiamo solo relax.
Lo stesso discorso vale per le motivazioni che possono essere rese più granitiche oppure più fragili dalla visione e dalle aspettative che abbiamo in quel momento della corsa. Contrariamente a quanto si possa credere, questo punto può essere in controtendenza a quello precedente. Avere un rapporto con la persona desiderata da tantissimo tempo, se per l’eccitazione seguente al fatto, può innalzare la nostra soglia di fatica, certamente diminuirà le motivazioni perché l’attività sportiva sarà ridimensionata dal fatto nuovo che è intervenuto nella nostra vita.
Un buon test
Tranne casi eccezionali, la variazione dello stato emotivo che permane a due ore dal rapporto (tipico per esempio di chi racconta a destra e a manca che forse oggi non renderà perché il sesso ecc. ecc.) è un indubbio sintomo di una visione non equilibrata della sessualità (e quindi è ovvio che una variazione nella prestazione ci sarà sempre. In altri termini: se una persona è sessualmente matura ed equilibrata il sesso non influisce granché). Infatti tale variazione può nascere:
- dall’inesperienza (tipica della giovane età)
- da una vita sessuale non appagante (tipica di chi ha rapporti troppo saltuariamente rispetto ai suoi desideri per cui il rapporto è un fatto “eccezionale”)
- dalle inibizioni sessuali (tipiche di chi considera “comunque” l’atto sessuale come fatto “non comune”).