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Alimentazione della runner

L’alimentazione della runner ha caratteristiche diverse da quella dei “colleghi” di sesso maschile? Alcuni ricercatori avrebbero scoperto che le donne hanno più difficoltà a immagazzinare glicogeno. Infatti un gruppo di studiosi presso il McMaster Medical Center di Hamilton, in Canada, avrebbe scoperto che il carico glicidico, come viene attualmente concepito, sembra non funzionare per le donne. Mark Tarnopolsky, docente di medicina e runner appassionato, ha studiato otto donne e sette uomini per due sessioni di allenamento di quattro giorni in cui hanno ridotto la durata e l’intensità dell’attività. Nella prima sessione ciascun runner ha seguito una dieta normale, derivando il 60% delle calorie da carboidrati. Nella seconda sessione hanno consumato lo stesso numero di calorie, ricavandone però il 75% da carboidrati. Inoltre, nel quarto giorno di ciascuna sessione si sono allenati al 75% del massimo consumo d’ossigeno per un’ora, quindi fino all’esaurimento all’85% della VO2 massima.

“Abbiamo eseguito biopsie dei muscoli prima e dopo ciascuno degli allenamenti di un’ora”, afferma Tarnopolsky, “e abbiamo rilevato che gli uomini avevano aumentato i livelli di glicogeno nei muscoli di circa il 45% a seguito della dieta ricca di carboidrati, mentre nelle donne non c’era alcuna variazione significativa”.

In altre parole, questa dieta ha consentito ai runner di incrementare le proprie prestazioni, cosa che non è avvenuta per le runner. Dunque questa strategia non ha funzionato per le donne: perché?

Secondo Tarnopolsky, le donne necessitano di almeno 8 g di carboidrati per kg di massa magra nei quattro giorni precedenti un impegno agonistico. Perciò suggerisce di incrementare il consumo di alimenti ricchi di carboidrati in questa fase. Secondo lui, l’aumento ponderale è dato solo dall’aumento di acqua associata al glicogeno, e perciò scomparirà dopo la gara (peccato che in gara si faccia sentire!).

Maratona il programma di Liberman

L’età media delle donne runner è di 39 anni

Un giudizio sull’esperimento

Le deduzione di Tarnopolski sembrano decisamente affrettate. Non è possibile ricavare nulla di definitivo analizzando 15 runner. Infatti le caratteristiche individuali rendono la risposta all’alimentazione molto variabile da soggetto a soggetto; in particolare la risposta diventa spesso incomprensibile quando si obbliga l’individuo a seguire un regime alimentare cui non è abituato.

Anche se i dati di Tarnopolski fossero generalizzabili, è del tutto arbitrario stabilire che assumendo più carboidrati per le donne la situazione migliorerebbe: infatti è l’esperimento stesso che dimostra che la capacità di immagazzinare glicogeno nelle donne è praticamente nulla dopo un certo limite.

A nostro avviso, invece, la prova è importante perché dimostra ancora una volta che la vecchia teoria del carico glicidico per molti individui (per lo meno per le donne dell’esperimento) è troppo superficiale e ottimistica.

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