Infortuni e riposo: un’associazione spesso inevitabile. Nella maggior parte degli infortuni che riguardano lo sportivo, e chi corre in particolare, alle normali terapie viene associato il riposo. In caso di infortunio è infatti fondamentale stabilire se esso è invalidante (per la guarigione è necessario interrompere l’attività sportiva) oppure no. In caso negativo il soggetto può continuare la pratica sportiva associando le cure opportune. Giudicare non invalidante un infortunio che lo è ha come effetto l’aggravamento dell’infortunio stesso e un allungamento dei tempi di guarigione. Per non sbagliare, oltre ad affidarsi a uno specialista, basta un po’ di buon senso; un infortunio deve essere giudicato invalidante se: 1) il dolore pregiudica le prestazioni del soggetto durante l’allenamento; 2) il dolore è sempre presente e si aggrava al termine o dopo l’allenamento; 3) il dolore non consente di svolgere tutte le sedute dell’allenamento ottimale.
Attualmente il riposo è ancora il miglior mezzo terapeutico per risolvere un infortunio invalidante, in quanto ghiaccio, antinfiammatori, interventi del fisioterapista possono accorciare i tempi di guarigione, ma non sono in grado da soli di guarire in tempi rapidi un infortunio, se non di lieve intensità. Il riposo invece è di per sé in grado di guarire ogni patologia reversibile (per quelle irreversibili c’è solo l’intervento chirurgico). Pertanto può essere definito come terapia di primo livello; terapie di secondo livello sono quelle (come il ghiaccio o l’elevazione dell’arto) che hanno lo scopo di accorciare i tempi di guarigione; terapia di terzo e ultimo livello deve essere considerato l’intervento chirurgico. In caso di infortunio è necessario stabilire esattamente quali livelli usare e come utilizzarli. Il riposo deve avere una durata tale da risolvere effettivamente il problema, le terapie di secondo livello devono veramente ridurre i tempi di guarigione e non fingere di risolverlo solo perché aiutate dal riposo.
Per comprendere se una terapia di secondo livello è utile, valutate l’impatto immediato che ha sull’infortunio: se un’applicazione non riesce a migliorare la situazione anche dieci non basteranno.
Siate realistici: il miglioramento deve essere immediato; anche lieve, ma deve esserci. Il ghiaccio, quando applicato, migliora effettivamente (anche se temporaneamente) la patologia; non altrettanto può dirsi di pomate o altri rimedi classici come ionoforesi, ultrasuoni o laser a bassa potenza (la gran parte di quelli che sono in circolazione presso i fisioterapisti). Anche la manipolazione della parte colpita deve essere valutata non solo alla luce di possibili controindicazioni, ma soprattutto alla luce dei benefici: troppi infortuni non vengono risolti perché la scarsa professionalità del terapeuta arriva a una conclusione semplicistica che rientra sempre nel suo ambito di competenza; se vi rivolgete a un massaggiatore, massaggerà tutto (c’è gente che massaggerebbe uno strappo!); se vi rivolgete a un chiropratico vi dirà che è tutta colpa della schiena o dell’anca, un atteggiamento estremamente semplicistico dal punto di vista scientifico; se vi rivolgete a chi fabbrica plantari in cinque minuti vi farà un bel plantare (quanti plantari sono stati poi buttati!).
L’errore è sempre lo stesso: scarsa professionalità che vuole ricondurre tutto a ciò che si sa perché si è troppo ignoranti per discutere d’altro, vagliando tutte le ipotesi.

Attualmente il riposo è ancora il miglior mezzo terapeutico per risolvere un infortunio invalidante
Infortunio: quanto deve durare il riposo?
Visto che la terapia degli infortuni invalidanti ha come componente essenziale il riposo, è importante definirne le caratteristiche. La durata deve essere tale da consentire la completa scomparsa dei sintomi dell’infortunio.
Riprendere gli allenamenti quando l’infortunio si è attenuato al 50% non ha senso perché si rischia una ricaduta (come nel caso di una peritendinite che si risolverebbe in quindici giorni: riprendere dopo una settimana vuol dire trascinarsi il problema a volte per mesi).
In ogni caso, se dopo una settimana non si notano miglioramenti, è il caso di effettuare tutti gli esami del caso (radiografia, ecografia, risonanza ecc.) per capire esattamente qual è il problema: ricordatevi che (purtroppo) esistono anche gli infortuni irreversibili e un terzo livello operativo (l’intervento chirurgico).