Che lo svolgimento di un’attività fisica a medio-alta intensità riduca i rischi di sviluppare un cancro è cosa ormai unanimemente accettata dal mondo scientifico. Secondo una ricerca* statunitense relativamente recente, fra i motivi per i quali si ha questa riduzione di rischio vi è una migliore gestione dell’acido lattico. Come forse sarà noto, l’acido lattico è un composto chimico che ha un ruolo di notevole importanza in vari processi biochimici, fra cui quelli che sono coinvolti nello sforzo muscolare (viene prodotto nei muscoli durante la degradazione anaerobica, cioè in assenza di ossigeno, del glucosio). Per moltissimo tempo è stato ritenuto (erroneamente) il responsabile dei dolori che si accusano in seguito all’allenamento, quando in realtà i veri “colpevoli” sono l’infiammazione e i microtraumi subiti dai muscoli. Secondo la ricerca citata poco prima, l’acido lattico è una sostanza necessaria al nutrimento delle cellule tumorali; la buona notizia è che chi pratica attività fisica è in grado di smaltirlo con maggiore facilità; sembra, infatti, che l’organismo di chi pratica sport sia in grado di gestire l’acido lattico in maniera più efficiente consentendone un riassorbimento meno deleterio per l’organismo stesso.
Durante uno sforzo muscolare (per esempio una corsa) i muscoli utilizzano la loro riserva di glicogeno (la riserva energetica formata da lunghe catene di glucosio) e producono più acido lattico di quello che l’organismo è in grado di smaltire; il surplus di acido viene quindi utilizzato dal cervello, dalla muscolatura e dai vari organi per lavorare in modo più efficiente; l’attività fisica, quindi, riduce il rischio di contrarre un tumore sia perché l’acido lattico (sostanza che interferisce negativamente con la risposta immunitaria) viene gestito in modo migliore sia perché lo si utilizza maggiormente di quanto non consentano uno stile di vita poco attivo e una dieta ricca di carboidrati.
In altri termini, ed è questo che la ricerca ha mostrato, è vero che l’attività fisica incrementa la produzione di acido lattico, ma è altrettanto vero che questo viene maggiormente utilizzato per le esigenze necessarie agli sforzi fisici effettuati.
I risultati della ricerca sono confermati da diversi altri studi che hanno inequivocabilmente dimostrato che uno stile di vita più attivo associato a un’alimentazione sana ed equilibrata contribuisce significativamente a una diminuzione del rischio di contrarre patologie tumorali e cardiovascolari.
La maggioranza degli autori concorda sul fatto che la corsa incrementi le difese immunitarie
Il nostro commento
Innanzitutto si tratta di una ricerca pesante; cioè di una ricerca che spiega le cause e non cerca correlazioni. Sarebbe facile citare ricerche del tipo “su un campione di 1.000 runner è stato mostrato che la probabilità di contrarre un tumore è inferiore del 35″ rispetto a quella di 1.000 sedentari”. Purtroppo tali ricerche spesso sono molto fuorvianti perché si limitano a indicare correlazioni che magari neppure dipendono dal fattore indagato (la corsa), ma da altri fattori che dipendono dal campione scelto.
Qui si va direttamente alla causa: le cellule tumorali vivono “meglio” in condizioni lattacide.
Il runner è abituato a gestire e soprattutto a smaltire meglio l’acido lattico (il tempo di dimezzamento può essere la metà di quello di un sedentario) e quindi è statisticamente più protetto dai tumori.
L’obiezione potrebbe essere che durante l’attività fisica anaerobica si produce molto acido lattico; ciò che conta è il bilancio globale nella giornata, esattamente come per le pulsazioni cardiache. Correndo, il cuore può salire fino a 160 battiti per un’ora, però l’allenamento riduce la frequenza basale a 60 o meno contro i 72-75 che il soggetto avrebbe se fosse sedentario: nel bilancio globale della giornata (cioè nelle 24 ore) il suo cuore batte di meno e quindi si riposa di più!
Per quanto riguarda l’acido lattico la situazione è del tutto analoga: anche i sedentari producono quantità notevoli di acido lattico perché, non essendo allenati, anche giocare con il figlio o salire una rampa di scale li mette in difficoltà. Inoltre circa un terzo dell’acido lattico è prodotto indipendentemente dall’attività fisica.
Nota importante: solo l’attività fisica a medio-alta intensità tocca i meccanismi anaerobici per cui correre lentamente a ritmo maratona (tale ritmo non innalza i valori basali) o più lentamente non allena i meccanismi di smaltimento dell’acido lattico.
* Reexamining cancer metabolism: lactate production for carcinogenesis could be the purpose and explanation of the Warburg Effect – Iñigo San-Millán – George A. Brooks – Carcinogenesis (2017) 38 (2): 119-133.