Le calze da running sono sicuramente una parte importante dell’abbigliamento del runner e non esiste ormai marca sportiva che non proponga il proprio modello. Anni addietro, alle calze tecniche si dava un’importanza relativa e non erano pochi i podisti che indossavano calze non appropriate. Negli ultimi anni però le cose sono molto cambiate; i runner sono diventati più “tecnici” e curano molto di più ogni particolare; ecco quindi il fiorire di nuove proposte (calze da runner leggere, pesanti, antishock, a compressione graduata e così via…); anche sui materiali c’è ormai l’imbarazzo della scelta (cotone classico, cotone biologico, fibra di bambù, fibra sintetica ecc.), anche se la stragrande maggioranza delle proposte sono realizzate con tessuti sintetici derivati dal poliammide e dal poliestere (materiali che garantiscono una buona resistenza e una buona traspirabilità).
Calze da running: cosa conta davvero
Scegliere calze tecniche piuttosto che calze generiche ha sicuramente i suoi vantaggi; quelle tecniche, infatti, hanno il pregio, soprattutto nei mesi più caldi, di diminuire il rischio di vesciche perché gestiscono meglio il sudore dei piedi e lo scivolamento del piede nella scarpa (se scivola troppo con il piede madido di sudore la vescica è praticamente assicurata!
E la lunghezza? Alcuni lettori ci hanno chiesto se sia meglio optare per calze da running lunghe, corte, molto corte (i cosiddetti fantasmini); la risposta è che la lunghezza ha veramente poca importanza; ciò che conta davvero è il materiale.
Un cenno a parte lo merita la questione delle calze da running “antishock”; molte case produttrici, infatti, propongono articoli che assicurerebbero una protezione antishock grazie ai rinforzi nei punti di maggior impatto.
In realtà si tratta del solito discorso qualitativo che dal punto di vista quantitativo non regge.
La prova più evidente di ciò è che il potere ammortizzante delle solette della scarpa (ammortizzazione dell’azienda) o di quelle inserite dal runner non è lineare.
In altri termini, se ottengo 100 come potere ammortizzante con 3 mm di spessore, se passo anche a 4 non cambia granché, questo per le proprietà degli attuali materiali che hanno una prima zona di linearità, ma poi c’è una saturazione dell’ammortizzazione (per analogia pensiamo a un pannello antirumore: raddoppiare lo spessore dei migliori non serve a nulla).
Quindi, inserire un ulteriore ammortizzamento nei punti di impatto della calza (ammesso e non concesso che sia veramente antishock come quelli delle solette) sarebbe superfluo. Di solito il materiale usato nelle calze dà una buona sensazione di protezione, ma avrebbe senso solo se il soggetto corresse senza scarpe!

La lunghezza delle calze da running non è una caratteristica di particolare importanza